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Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/359

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i porti della maremma senese 65

i suoi agenti allegarono nuove difficoltà, e non più contentandosi del breve del papa, volevano generale quietanza per tutto ciò che avevano preso in Port’Ercole ai Senesi ed agli eredi di Agostino Chigi. La curia intanto ora con un pretesto or con un altro indugiava a rilasciare il breve; nel che si vede come andassero di conserva il papa e il Doria, e come loro unico proponimento fosse di mandar in lungo la cosa e di guadagnar tempo per ricusarsi a fare quello che mostravano di essere pronti a concedere1.


    tanta industria et persuasioni et contendimento pur si è ottenuto». Il Calvo che così scriveva alla Balìa il 2 di gennaio, quasi ogni giorno dava notizia del procedimento di questa sua negoziazione, e quei carteggio lo appalesa per uomo di fino criterio e molto esperto nelle arti della diplomazia. Secondo l’uso dei tempi, alle notizie concernenti Port’Ercole, altre ne aggiungeva raccolte conversando; e sono assai curiose quelle che si riferiscono alla salute di papa Clemente, che correva in quei giorni qualche pericolo, tanto che si dubitò di veleno.

  1. Delle lungaggini di queste pratiche dà ragguagli una lettera del Calvo alla Balìa del 2 febbraio 1529, nella quale tra le altre cose si legge; «Hoggi so stato a visitare il R.mo Santa Croce, et presentarli la lettera di V. S. Ill.me, la qual mostrò di avere molto acepta; et poi mi domandò in che termini si trovavan le cose di Porto Hercole. Io lo informai del tutto, et li dissi che questi agenti di Andrea Doria ogni dì trovavano et aggiungevano nuove cose per menar la cosa in longo; imperò che da principio poi che N. S. havea comesso si restituisse, ove saria bastato scrivere simplicemonte al capitano di Porto Ercole, che rendesse quel luogo, maxime che molti mesi prima il capitano Andrea Doria l’avea consignato in mano di S. S., volsero che le lettere andassero a Genova, et dissero alhora che bastava una simplice lettera loro, che havesser la parola del papa, nè si curavano nè di breve nè di lettere. Io a maggior cautela domandai il breve, et m. Iacopo Salviati mi disse, basterà una mia lettera, et così si mandò. Hora il capitano A. Doria ha domandato il breve, et essi sanno che si ha. Di nuovo domandaro quittanza di tutti gli allumi che si erano hauti per conto di S. S., credendosi forse non la volesser fare. Ma poi che han visto m. Filippo (tutore degli eredi Chigi) si contenta farla, domandano absoluzione di tutte le cose fossero state in Porto Hercole nel tempo che l’ha tenuto, et che mai per tal cosa possa esser molestato. Et perchè questa è cosa molto fuor di ragione, li tutori de li heredi de’ Chigi non la voglian fare, et così essi non voglian rendere Porto Hercole, et più vogliano si paghino li soldati che ci han tenuti fino a questo dì, cioè fino al di che si rendarà; et che io vedevo, se S. S. R.ma non ci metteva le mani, che noi saremo dileggiati. Si strinse ne le spalle, et disse: a me pare che voi ne caviate le mani più presto che voi potete, perchè la cosa potria peggiorare. Io non so dare