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Müller; e questi, due anni dopo, compì l’opera con un altro volume di documenti che illustrano la vita pubblica di quell’uomo, in cui lo stesso Guicciardini desiderò «animo più sincero ed amatore dell’onesto». Levandosi dalla lettura di questi due ponderosi volumi (quasi dumila pagine in ottavo), il Saltini raccolse in breve i fatti, pose de’ criteri, giudicò il Morone1: e concludendo si trovò discorde un poco dal Müller, che in un largo proemio avea discorso d’una vita sì varia con giudizi nuovi e a prova di documento autorevoli. Ma chi si metta di mezzo, vedrà che la differenza del giudicare nasce da questo; che l’editore, per quanto riesca a francar l’animo da ogni passione, ama più il personaggio tolto a illustrare.

Al Saltini pare il Morone più tristo che al Müller; nè questi tace o diminuisce lo colpe; ma profondandosi nelle ricerche, ha conosciuto che il secolo era più tristo dell’uomo. Così le lettere del Morone, che l’editore allega a giustificarne le azioni, paiono allo studioso collega una giustificazione pensata. In fondo, ciascuno fa la sua parte: perchè altro è leggere i documenti, altro scavarli: può storpiare l’affetto come la critica; ma lo storico che lavora su’ libri, risica di scaldarsi colla sua rettorica; mentre chi tolse dagli archivi i responsi, se abbia cuore ed ingegno, facendosi facilmente contemporaneo dell cose narrate, è capace di quella eloquenza che, nutrita dalla materia come la fiamma (dirò con quell’antico), levasi per agitare, chiarisce per ardere.

L’auditore Eugenio Branchi staccò dalla sua Storia di Lunigiana un capitolo dove sta la vita d’Alessandro Malaspina; e ve l’offerse, o colleghi, non appena venne fatto del nostro numero2. Nè poteva sceglier una parte del suo lavoro, per i tempi a noi più vicini, che meglio destasse la vostra curiosità; parlando d’un uomo passato quasi di memoria agl’Italiani, e pur degnissimo di vivere nelle storie di questa patria. Da Carlo Morello nacque Alessandro l’anno 1754 nel castello di Mulazzo; e ancor giovinetto si sentì portato a cose ardue, e in special modo alle imprese marinaresche.

Ma le città d’Italia, che un giorno ebbero la signoria dei mari avevano dimenticato, non che perduto, la gloria dei loro navigli: la Spagna accolse Alessandro, che in breve divenne capitano di vascello. A trentacinque anni, giudicato più abile de’ vecchi in quella scienza cui tanto giova la pratica, fu eletto capo d’una squadra che il re Carlo IV mandava a esplorar nuove terre e ad allargare le cognizioni delle già note lungo le coste dell’America settentrionale, della Cina, del Perù. Quattro anni durò la navigazione: il

  1. Lezione detta nella tornata del 26 di luglio 1868.
  2. Tornata de’ 21 di settembre 1868.