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SUL RIORDINAMENTO DEGLI ARCHIVI DI STATO


RELAZIONE


della Commissione instituita dai Ministri dell’Interno

e della Pubblica Istruzione con decreto 15 marzo 1870.




A S. E. il Ministro dell’Interno.



Eccellenza,

La Commissione che Ella, d’accordo coll’Eccellenza del Ministro dell’Istruzione Pubblica, chiamava a studiare la questione degli archivi italiani, ha compiuto il suo ufficio, e viene ora a renderne conto. E s’ella sapesse di parlare soltanto a V. E. e al suo onorevole collega, non farebbe che una semplice risposta ai quesiti che le vennero proposti, senza troppo discorrerne le ragioni: ma comprende che le parole indirizzate ai Ministri debbono farsi avanti a quella pubblica opinione, i cui giudizi son oggi così temuti; comecchè tanto meno temibili, quanto più le cose son fatte apertamente e liberamente dette.

La questione degli archivi (ormai adoperiamo questa parola per dire molto in poco) è tutta del nostro secolo. Gli archivi de’ Governi, e molto più quelli delle Corti, erano già inaccessibili: agli altri si ricorreva per privati bisogni; e un ufficiale, esattore di tasse, li custodiva.

La rivoluzione di Francia aprì gli archivi: gli aprì per disperderne i documenti, e gran parte ne andò pur troppo dispersa. Questo vi fu di buono che gli archivi non si chiusero più. Nè di richiuderli aveva ormai bisogno la politica, mentre alla scienza premeva di entrarvi. Gli uomini di Stato non volevano farsi solidali di un passato che, a contar gli anni, non era lontano; ma per le idee, pareva di secoli. La politica nostra (dicevano essi) ha tanto poco che fare con quella de’ tempi trascorsi, che il Governo