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54 delle antiche relazioni

dei Veneti, e come, essendo creduta impraticabile affatto, non fosse guardata dai Goti.

E riaccesa la guerra, questa gagliarda generosa schiatta che sembrava destinata a rinvigorire l’Italia, questa schiatta alla quale non era mancato nè il genio di un fondatore nè la virtù militare ne’ suoi re e nel suo popolo, debellata dal vecchio eunuco non potè più rialzare il capo.

[I Longobardi nella Venezia.]

Grandissima copia di neve cadde nell’anno 568 nelle parti settentrionali d’Italia, e questa neve non era ancor del tutto sparita quando Alboino salito sopra di una delle cime dell’Alpi Carniche che dopo d’allora fu detta «Monte del Re» rimirava le pianure del Po.

Inermi, ignorate, disperse per le terre e pe’ monti stavano le reliquie di que’ Goti che le aveano così strenuamente conquistate e difese: Narsete dopo avere governato l’Italia per sedici anni a dispetto e danno degli Italiani, arricchito a dismisura, era tornato a Bisanzio richiamato con l’amaro e notissimo motto della imperatrice Sofia, e lui partito, l’esercito greco non parea più da temere; gli Italiani menomati dalle guerre, dalla fame, dalla pestilenza, non potevano contrastare il passo ad alcuno. Ed Alboino si vide il bello d’insignorirsi d’Italia come di contrada vuota.

E il dì dopo la pasqua (che in quell’anno venne il primo d’aprile) si mosse di Pannonia, e tosto una numerosa compagnia di genti dove le donne, i fanciulli, i vecchi andavano a lato de’ guerrieri Gepidi, Bulgari, Sarmati, Pannoni, Svevi, Norici, e d’altri molti Diversi aspetti in un confusi e misti, fu veduta discendere a modo di torrente per le gole dell’Alpi Carniche e poi diffondersi rapidamente nel piano. Fugge Paulino patriarca scismatico di Aquileja e col tesoro di sua chiesa ripara all’isola di Grado, fuggono gli Altinati, quali nell’Istria quali a Ravenna; altri incerti del rimanere, vedendo alcuni uccelli volare via co’ loro piccoli nel becco, credono sia avviso celeste, e partiti, fondano Torcello. Ma Foro Giulio (ora Cividale del Friuli), Vicenza e Verona aprono le porte agli invasori insieme ad altre città della Venezia.

All’udire lo avvicinarsi di Alboino, Longino esarca fortificò Classe di fosse e palizzate e vi pose a guardia certi soldati Traci; ma niuno comparve intorno a Ravenna, la quale non entrerebbe per