Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/633

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annunzi bibliografici 339

l'editore di queste lettere, il nostro valente collaboratore Signor Cesare Paoli, su ciò che afferma intorno al carattere de’ Fiorentini oramai depresso dall’uso di quella specie di servitù, a cui s’andavano accomodando fino dai tempi di Cosimo; le querimonie degli Otto di Balìa ne danno una prova. Ma le cause di questo indebolimento dovrebbero meglio studiarsi, per incolparne non tanto l’astuzia di chi seppe volgere l’arte di stato a proprio vantaggio, nel tempo che l’adoprava per la grandezza dello Stato e per la quiete d’Italia, quanto le vicende che d’una libertà tumultuosa e disordinata, che avevano svogliato una gente a cui piaceva oramai godere in pace e fra gli agi e i divertimenti il frutto della operosità e della parsimonia dei padri e degli avi.

G.


Nove lettere inedite di Donato Giannotti, pubblicate da Iodoco Del Badia. - In 8vo di pag. 23. - In Firenze, tip. del Vocabolario, 1870.


Le più importanti di queste lettere sono le sei indirizzate a Baldassarre Carducci oratore della Repubblica fiorentina in Francia, perchè, essendo scritte nel tempo che il Giannotti era segretario della Signoria, contengono qualche cenno curioso delle cose fiorentine in quei gravi momenti, e, sui negoziati del Carducci col re di Francia che molto prometteva e non fece mai nulla pe’ suoi fedeli alleati. Il Giannotti era intrinseco del Carducci; e ogni volta che doveva scrivergli d’ufficio, v’aggiungeva una lettera particolare per poter meglio dire l’animo suo. Al giovine Del Badia, rammentato altre volte con lode per altre pubblicazioni di documenti, dobbiamo questo mazzetto di lettere, opportunamente e con sobrietà illustrate, che si leggono volentieri, come tutte le scritture del Giannotti. Quando si ristampassero le opere di questo insigne scrittore di cose politiche, le presenti lettere starebbero bene assieme colle altre che già pubblicarono il Polidori nel secondo volume delle Opere (Le Monnier, 1852), Gaetano Milanesi nel giornale Storico degli Archivi Toscani, e Pietro Dazzi nella Strenna del Giornale La Gioventù per l’anno 1861. Sono preziosi ricordi di cosce d’uomini, dettate senza pretensioni, senza paure; e la storia non può fare a meno di giovarsene.

G.