![]() |
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. | ![]() |
al cardinale giovanni salviati | 5 |
di Roma, si era già da più di sei masi licenziato dal papa, dopo avere previste e ragionate, insieme col Cardinale Niccolò Ridolfi, suo amicissimo, le gravi miserie che doveano accadere[1]. Ora qual maraviglia, che il Salviati informandolo dell’avvenuto in Roma durante il memorabile sacco, gli facesse aperta ad un tempo la mente dell’Imperatore, trasmettendogli copia della lettera allora allora ricevuta? E certo che l’esemplare, da cui io l’ho tratta, è del tempo: tanto è vero, che Giovangiorgio vi scrisse a tergo di suo pugno: Copia literarum Cesaris ad cardinalem Salviatum. Si conserva con un’altra lettera di Carlo al Bannisio, concernente alcuni affari privati di Vicentini, nell’archivio del conte Giorgio Trissino dal Vello d’Oro; alla cui cavalleresca cortesia io debbo la facoltà di frugare in quelle carte e di trar copia, come di questo, così di tutti i documenti, che mi sembrassero di qualche giovamento alla storia letteraria o politica.
B. Morsolin. |
- ↑ Lettera inedita del Ridolfi, ms. nell’Archivio Trissino, in data 17 giugno 1527.