Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 13 (1871).djvu/104

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100 rassegna bibliografica

suscitati nell’ultimo periodo del suo regno, dimodochè i di lui prossimi successori ebbero da combattere cogli stessi nemici dell’ordine pubblico, di cui, non senza sacrifizi, venne a capo finalmente Clemente VIII. Un ricordo di Leonardo Donato, il quale al tempo di Sisto quinto rese ottimi servigi alla Repubblica Veneta e nel 1302 venne spedito a papa Clemente per accomodare la questione intorno ai banditi romani assoldati dai Veneziani (Viaggio da Venezia a Roma di L. Donato, pubbl. da N. Barozzi, Ven. 1800), cita vedere l’Umbria e le Marche intestate dalle compagnie de’ fuorusciti regolarmente formate in battaglioni, e percorse dalla soldatesca in gran parti; straniera; soldatesca dai popoli temuta almeno quanto i banditi, di che è prova il nome di ammazzatori coi quale era nota. Ecco il doppio male di quei tempi. Alla descrizione di tali condizioni interne poco felici aggiungonsi 1 ragguagli sulle relazioni avute da Sisto quinto al principio del suo regno coll’ambasciatore francese, che era quel marchese Pisani, Giovanni di Vivonne, padre della celebre marchesa di Rambouillet. Le storie e collezioni d’aneddoti francesi, tra le altre le Historiettes de Tallemant des Réaux, accordansi ad attribuire a questo diplomatico una parte alquanto più ardita di quella risultante dai documenti, ma ancora i documenti spettanti al di lui contegno al cospetto del papa adirato e minaccioso fanno onore alla sua riputazione d’uomo coraggioso.

III. Non può essere assunto nostro l’esame dei particolari trattati nella prima parte del quarto libro (I, 311-470) intitolato i Monti, nel quale abbiamo l’analisi del sistema finanziario di Sisto quinto; sistema da lui non veramente inventato, sibbene perfezionato o per meglio dire trasformato con uno scopo particolare, quello cioè di ammassare vistoso tesoro. Molti libri, e antichi e moderni, più o meno esattamente hanno esposti i principj e lo sviluppo di quell’organismo, unico nel suo genere, di quel maneggio finanziario-amministrativo , composto di due rami tra loro concatenati, cioè degli uffizi vacabili e venali costituenti una rendita vitalizia, e dei monti vacabili e non vacabili, cioè un debito pubblico, parte perenne parte redimibile, radicato sopra varie entrate dello Stato. Oggidì non e’ è più bisogno di far vedere i difetti d’un sistema, i cui difensori malamente aiutansi col sofisma non