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Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 13 (1871).djvu/13

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nel medio evo 9

Molti di simili atti conservarsi tuttora negli archivi di cotesta metropoli e de’ circonvicini luoghi. Io ne riferirò alcuni, che sono inseriti nel più insigne degli antichi codici che per avventura a noi siano pervenuti; voglio dire nel Registro Farfense.

X. Circondati da vari Giudici . nel dì nove di aprile del novecento novant’otto il pontefice Gregorio V e l’imperatore Ottone III, sedevano nella basilica di S. Pietro a render ragione al popolo. Comparvero in giudizio i preti della chiesa di S. Eustachio, detto allora in Platana, e reclamarono due chiese, che dedicate a S. Maria ed a S. Benedetto, in un coll’oratorio del Salvatore esistevano in que’ tempi nelle Terme Alessandrine, le quali erano appunto colà, dove oggi è costrutto il palazzo che chiamano di Madama. L’abbate di Farfa si trovava presente, e chiese tre giorni di tempo per recarsi al suo monastero, e preparare le opportune prove. Venuto il giorno prefisso, furono le parti collitiganti in giudizio con quanto loro occorreva: si esaminarono i documenti ed i testimoni che piacque a ciascuno di addurre. E siccome molti fatti e vari articoli la questione involveva, un giorno solo non fu sufficiente a definirla, e si differì pertanto al seguente un ulteriore esame; finalmente, ponderato il tutto, fu pronunziata la sentenza in favore del monastero1. Ed ecco in cinque giorni principiata ed ultimata una causa, che, a’ giorni nostri, forse non si terminerebbe in cinque anni.

XI. Scorsi undici anni dopo un tal fatto, vollero i preti di S. Eustachio tentare un’altra volta la sorte, e nuovo giudizio introdussero nel mille cento e dieci avanti il patrizio Giovanni ed il prefetto di Roma Crescenzo. Comparve l’abbate di Farfa alla presenza di cotesti magistrati, che circondati da molti giudici in tribunale sedevano; ma non curossi punto di entrare in questione. Oppose, che la causa era di già stata decisa in un placito tenuto nel novecento novant’otto, e ne mostrò la riportata sentenza: Qua pericola et obsculata omnibus placuit et affirmaverunt cuncti predicti Judices et iudicaverunt, quod nulla ratione posset removeri nec deberet illud judicium quod semel tam diligenter, et maxime

  1. Append., num. I.