Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 13 (1871).djvu/274

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270 rassegna bibliografica

lieto delle vittorie di Carlo, e dell’eccidio di Manfredi e dei suoi seguaci, qui vitam malam morte pessima terminarunt, lo rivela la lettera da lui scritta l’8 di marzo 1266 all’arcivescovo di Narbona (I, 42*). Non dice già di volersi rallegrare «della strage di tanti uomini e dello spargimento di sangue», ma si «della prostrata superbia dei malvagi e dell’esaltazione dei buoni». Ex hoc enim spoliate restituuntur ecclesie, reducuntur exules innocentes, cadit perfidia, surgit fides, refloret Tuscia, tota demum Italia reviviscit, levatur Achaia, Terra Sancta respirat. Esorta in fine tutti i vescovi a renderne grazie al «Dio vivo», e spera che saranno lieti di vedere bene speso il sussidio da loro dato all’impresa di Sicilia, né avranno più difficoltà di pagarlo in avvenire.

Ma la gioia del papa dovette presto convertirsi in dolore, tosto che seppe le nefande stragi che aveva dovuto subire dai vincitori l’indifesa città di Benevento. Esse sono con vivi colori descritte in una sua lunga lettera del 12 aprile 1200 (I, 45*); dove si narra che l’esercito di re Carlo, avido di sangue, non perdonò a età, nè a sesso, nè ad ordine: fu spogliato il vescovo eletto di Benevento; disertate chiese e monasteri; derubati i cittadini; rapite e deflorate le vergini; adoperate per far fuoco le tavole con immagini sacre; portati via i vasi e gl’indumenti sacerdotali; e tali eccessi consumati, non già nell’impeto del combattimento, ma con deliberato proposito, annuente il re. Delle quali cose il papa si lamenta anche per la ragione che re Carlo, permettendole, aveva mostrato di tenere in dispregio i diritti di pieno possesso che s’era riserbata la chiesa sopra la città di Benevento: e forse maggiormente aveva inveito contro questa, appunto perchè non era sua. Conchiude infine, esortando il re a sodisfare i danni sofferti dalla città, e non volersi affidare tanto nella sua prospera fortuna, se non resta devoto e sottomesso alla chiesa; ricordandogli che per aiuto di questa ha conseguito onore e gloria, e di questa ha bisogno per conservarsi in istato. Basta una tale lettera del papa per dimostrare la inclemente natura di questo re crociato; ma la mala fede di lui tanto più si manifesta per quel documento tratto dagli archivi comunali di Benevento, del quale ho fatto cenno in principio di questa rassegna (1,5). È un diploma di re