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316 rassegna bibliografica

Magno1. il quale, al più, non fece che riconoscerne l’esistenza.

Al primo loro scendere, i Longobardi (da cui veramente data la scomposizione delle antiche ordinanze) stabilirono ducati di ampi territori per conservare la conquista e proteggere le frontiere dai nemici; e tali furono quelli del Friuli, di Trento, di Torino contro i transalpini, di Spoleto e Benevento contro i Greci.

Alboino passava le Alpi a capo di vari generali, ciascun de’ quali aveva condotto per proprio conto qualche tribù a sè devota; e un d’essi, Gisolfo, appena varcate le Alpi, si fermò co’ suoi nel Friuli; il che è più vero che non il dire avervi Alboino istituito il primo ducato. Altri si fermarono a Vicenza, a Verona, a Treviso: uno a Ceneda, piccola terra, il che nulla contava ai Barbari, i quali non voleano una città ma un quartiere; e quello era opportuno dacchè Concordia e Altino erano state distrutte, Oderzo resisteva lungamente; opportuno a dominare e sulla pianura tra il Piave e il Tagliamelo, e sulla valle montuosa del Piave ove sta Belluno, e i cui varchi importava assai di curare.

La schiera degli uomini di guerra, ch’essi diceano skara degli arimanni, divideasi in sculdascie sotto un capo (sculteiss) di cento capibanda, divisi in decine. Probabilmente Belluno, come Feltre e Cadore, era sede d’uno scultascio.

Questi dominatori così estesi erano mal obbedienti al re, e ne vennero le scissure, per cui il dominio longobardo

  1. Il Pellegrini rimprovera al Ranalli d’avere scritto (Storia delle Arti in Italia, lib. 1, pag. 47) che alla libertà, Ottone I, cui meglio che Carlo Magno devono gl’Italiani il nome di grande, avea posto un gagliardo fondamento col concedere ai municipj. Noi noteremo come impropriamente si applichi il nome di municipio a quel che i nostri vecchi chiamavano Comune. È un ricordo classico, ma le due cose differiscono essenzialmente. Il municipio romano era un’immagine della repubblica, coi duumviri al posto de’ consoli, e con una nobiltà (ordo) che padroneggiava la plebe. Il Comune invece consisteva nell’eguaglianza di tutti sotto le medesime leggi, obbligando, per esempio, anche gli antichi dominatori, i baroni, i feudatarj, a obbedire ai decreti del Comune, agli statuti, alle sentenze dei tribunali, e concorrendo tutti a eleggere il governo, a decretare le gravezze e la guerra. I privilegi, le tradizioni, le fazioni alterarono spesso questo concetto primitivo.