Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 13 (1871).djvu/331

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rassegna bibliografica 327


Veramente gli argomenti del Pagave per far ritenere opera della sesta di Bramante da Urbino tutta la chiesa di S. Satiro sono di qualche peso, e lo sono specialmente le parole (da lui riportate) del Cesariano il quale afferma essere stata la predicta chiesa del Divo Satiro architectata da epso Bramante, ed attribuisce al medesimo la creazione della bellissima prospettiva presso all’altar maggiore. Al che si aggiunge molto efficacemente la scoperta recentissima di un documento nell’Archivio pubblico di S. Fedele, per cui nell’anno 1497 il marmoraro Gio. Giacomo di Appiano riceve da Bramante l’incarico di recarsi al Lago maggiore ed altrove a comperare marmo fino e bastardo per una cappella a S. Teodoro che il Duca voleva edificare in S. Satiro.

A Bramante da Urbino si attribuisce l’opera principale nell’erezione dei nostri santuarii della Madonna a San Celso e della Madonna delle Grazie. E se ci mancano documenti sincroni che affermino ciò, la splendidezza delle opere e la costante tradizione vi suppliscono in gran parte, e vi aggiunge peso la circostanza che quegli edificii si facevano costruire dal Duca il quale amava e favoriva Bramante ch’era il suo principale ingegnere. Nientedimeno per la chiesa delle Grazie il Pagave riporta un periodo di una vecchia cronaca di certo padre Rovegnatino da lui veduta e poscia perita, in cui era scritto che Lodovico il Moro, chiamato con solenne ceremonia l’arcivescovo di Milano Arcimboldo, nel giorno 29 di marzo 1492 faceva benedire e piantare la prima pietra di questo tempio, e da Bramante suo architetto fu rialzata la maestosa tribuna che anche al presente si ammira. Questa tribuna, continua il Pagave, e le due cappelle laterali col coro sono la prova più sicura che abbia data Bramante del suo vasto sapere, tanto se guardasi alla sua ampiezza nell’interno, quanto se si contempla la sua nobilissima ed ornatissima forma al di fuori. A suffragare in qualche modo questa asserzione viene una memoria del 1494 al 1499, già rinvenuta in Milano nell’Archivio del Fondo di Religione in un indice di scritture appartenute alla Certosa di Pavia, in cui leggesi: Nota di marmi consegnati dal Monastero per ordine del Duca a mastro Bramante ingegnere, cioè dodici colonne condotte a Vigevano, ed altri marmi per la chiesa