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332 rassegna bibliografica

attribuiscono a Bramante. Precipuo è il palazzo già degli Scaccabarozzi poi dei Castiglioni ora di un Silvestri in Milano presso il ponte di porta Orientale. La facciata e le stanze sono altresì dipinte con ornamenti e ligure assai lodate dal Lomazzo e dal Vasari, ma l’uno di essi attribuisce invece l’opera tutta al Bramantino, mentre il Calvi, il Nestore dei nostri artisti e scrittori d’arte, ne vuole autore l’altro Bramante milanese, che secondo lui precedette la venuta dell’urbinate in Milano. E il Calvi ritornerà certamente su questo argomento nella vita di Bramante che egli è vicino a mandare alle stampe.

Alle costruzioni bramantesche annoverate dal Pagave e che in gran parte oggimai hanno mutato l’aspetto e le forme, potrebbesi aggiungere quella che ora serve all’Albergo del Ponzone nella via Valpetrosa, e quella dell’ingegnere Giuseppe Cajmi in S. Vittore al Teatro al numero 19 nuovo. Nella casa in Santa Marta, citata a pagine 57 del manoscritto Pagave, casa che ora porta il numero 10 nuovo, 3441 vecchio, merita considerazione la semplice eleganza di due finte porte verso la strada, con finestra semicircolare, cieca, adorna di ben intese strombature; e in essa specialmente si ravvisa la perizia del grande architetto, il quale (a detta pure del Pagave) non ricopriva all’esterno i muri colla calce, anzi aborrendone l’intonacatura, voleva che il materiale di terra cotta serviente a formare la superficie del muro fosse levigato e congegnato in modo che appena se ne conoscessero le connessioni tra pietra e pietra. E così appunto dovrebbero operare quei tali che ai nostri giorni vogliono ripristinare le murature di pietre a vista, i quali nella loro imperizia credono che basti il sovrapporre cementato alla meglio mattone a mattone senza curarsi della connessione e della levigatura della superficie della muratura che quindi ne viene. Osservino costoro quel pochissimo che rimane di primitivo nella facciata della Basilica di Sant’Antonio di Padova1, osservino le fiancate dell’Incoronata di Lodi,

  1. Abbiamo detto ciò che rimane di primitivo in questa facciata, perchè nell’anno 1858 parte di essa e la vicina fiancata vennero con poca diligenza ed esattezza rimpiastrate sotto la direziono di un laico tedesco che i frati tenevano per un insigne maestro d’arte, e non era se non un mediocre