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408 delle antiche relazioni

ferti da Ezzelino e miracolosamente avea cooperato alla liberazione dell’affitta città.

E mentre aperte le prigioni di Padova, uscivano a torme le misere vittime del tiranno, mutilate dal ferro e dal fuoco e semivive per la fame ed il difetto d’aria, nello affliggere altre migliaja di creature, Ezzelino trovava conforto alla nemica fortuna, che solo quando per fame e per tormenti furono morti tutti i Padovani che lo aveano seguito, diceva di sentirsi alquanto consolato dell’avere perduta la terra loro.

Ma prendere Padova e mantenerla fu più facile per Filippo che il serbare l’ordine e la disciplina fra’ suoi: chè mentre apparecchiavasi ad assalire Vicenza, tutta la cavalleria a poco a poco si sbandò, e abbandonatolo se ne tornò a Bologna1 lasciando in mal punto il belligero prelato.

La guerra più volte interrotta fu poi nuovamente ripresa in luoghi diversi e con ajuti mutati. Così Filippo avea fanti da Brescia e cavalli da Mantova quando Ezzelino mosse notte tempo da Peschiera, e passato l’Oglio si unì all’oste dei Cremonesi. Il Legato non voleva combattere, ma chiudersi nel castello di Gambara aspettando ajuti: i Bresciani noi soffersero, e bramosi di venire alle mani si schierarono in ordine di battaglia, ne si mossero per vedere tosto comparire fra le tenebre grande moltitudine di nemici. Ma come gli antichi Greci

Ut videre virum fulgentiaque arma per umbras
Pars ingens trepidare metu, pars tollere vocem
Exiguam, inceptus clamor frustratur hiantes.

Chè appena scorsero Ezzelino medesimo, impauriti fuggirono d’ogni parte, e Filippo insieme al vescovo di Verona

  1. Leggo nel Carrari: Il Comune di Bologna in detto anno (1256) comprò molti schiavi sul suo contado dando per ciascuno da 14 anni insù lire 10 e da 14 anni in giù lire 8 e i loro padri ebbero i beni di questi schiavi. I, pagina 371. Copia nella Classense di Ravenna.