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458 rassegna bibliografica

volta fu accertato che lo Spinello aveva esposta la verità, ma che al solito era sbagliata l’indicazione dell’anno.

Ma se l’erudito napoletano è riuscito a mostrare la originale autenticità de’ Diurnali, la sua stessa difesa ha messo in chiaro quanto sieno guaste, le copie che ne rimangono. Egli con vera schiettezza ha confessati questi difetti, e, convien dirlo, è in grazia del suo lavoro che appariscono più grandi e frequenti di quello che i primi editori del libro avessero avvertito. A guastare lo Spinello v’è stato qualcosa di peggio della librariorum incuria, confessata dal Muratori. Le date degli anni bisogna ritenerle per massima come messe a casaccio, e rifare perciò l’ordinamento de’ paragrafl; così in qualche luogo bisogna addirittura aggiungere o togliere o cambiare delle parole1. Le lacune sono moltissime, o per deperimento dell’originale o del manoscritto unico rimasto, dal quale poi vennero le trascrizioni che ora si conservano. Infatti, mentre le notizie cessano di avere un certo seguito fino al 1266, si hanno poi alcuni paragrafetti staccati, che bisogna ascrivere al 1271, al 1272, ed uno anche al 12842. In alcuni passi apparisce accomodato da copisti colla scorta di altri libri e specialmente di Giovanni Villani3; di più vi sono evidenti interpolazioni moderne4. Insomma, i Diurnali, a detta dello stesso apologista, «non solo furono tutti confusi da mano inesperta nella cronologia, ma orribilmente mutilati da mano ignorante e dal tempo5». Cosi il loro dettato «fu bestialmente e indegnamente guasto da

    contemplazione e di penitenza. Ora sarebbe a vedere se per caso questo guelfo eremita non fosse lo stesso che si trova poi al servizio del re Carlo. I cronisti toscani possono aver perduto la traccia di lui dopo che andò nel ritiro, ed il trionfo della sua parte dopo la battaglia di Benevento, può avere consigliato lui a tornare alla vita attiva, e re Carlo a valersene comi; iio e sicuro nemico degli svevi. E vero che egli doveva esser privo della vista, se l’abbacinamento, supplizio prediletto a Federigo, era un acciecamento assoluto. Ma la politica ha anche il privilegio di far vedere i ciechi. In ogni modo questo sia un dubbio e non più.

  1. Si vegga p. es. il M. R., alle pagg. 67, 87, 106, 133.
  2. M. R., 20.
  3. M. R., 6.
  4. M. R., 6, 75.
  5. M. R., 20.