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66 delle feste e dei giuochi

ascriverlo di que’ giorni (27 aprile 1625) fra’ suoi celesti patroni, votandogli eziandio nella cattedrale, od in altra chiesa della Metropoli, l’erezione di una cappella. Inoltre il giorno a lui sacro dovesse, come festivo, osservarsi in città e ne’ borghi, ed essere con una generale processione solennizzato. Al sacro rito in Duomo assistessero i Collegi; e fra’ divini uffizi il Doge distribuisse a dodici zitelle del Conservatorio di San Girolamo1 una dote di cento lire per ciascheduna2.

Or questo voto non solamente sortì pieno l’effetto, ma fu poco dopo così ampliato, che in onore del Santo medesimo venne decretata una chiesa; e fu murata in piazza de’ Salvaghi sull’area del palazzo di Claudio De Marini, cui, per avere cospirato ai danni della patria, oltre alla condanna nel capo, si erano confiscati i beni e rovinate le case3.

Ma certo più solenne e memorabile fu il voto del 1637, quando la Repubblica acclamava la Beata Vergine a regina di tutto il dominio. Decretava allora (3 gennaio)

  1. Ora di Nostra Donna della Povvidenza.
  2. V. Genuensis Reipublicae Legum Compilatio; Ms. della Civico–Beriana, car. 36 verso.
  3. Il De Marini per altro era contumace, dacché esercitava in quel tempo l’ufficio d’ambasciatore di Francia presso il Duca di Savoia. Onde la Repubblica mise a prezzo la testa di lui, pubblicando un premio di diciottomila scudi a favore di chi l’avesse ucciso (Casoni, Annali, sotto il 1625).

    Alla chiesa si pose mano il 1628; e venne, per decreto dell’11 luglio 1629, confidata alle cure de’ Padri Bernardini Fogliatensi, che ne durarono in possesso fino alla generale soppressione degli ordini religiosi in Liguria avvenuta il 1798. Oggi poi del sacro edificio più non rimane che la memoria, essendo stato adattato agli usi di scuola civica elementare.

    Nella processione suddetta, che praticossi del pari fino al 1799, venivano recati la lettera precitata ed una costola del Santo, custodita entro teca di argento, che la Repubblica aveva ricevuta da’ monaci di Chiaravalle in cambio di una lampada del valore di quattromila scudi e del fondo necessario per mantenerla sempre ardente sul sepolcro del Santo medesimo, colà inviata col mezzo del sonatore Agostino Centurione (V. Acinelli, Liguria Sacra, Ms., vol. II, pag. 124; Alizeri, Guida, ecc., vol. I, pag. 319). La festa votiva fu poi osservata fino a’ di nostri; e venne soppressa con più altre negli Stati già Sardi con breve pontificio del 6 settembre 1853.