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78 delle antiche relazioni

come della propria città, e difenderne le proprietà come fossero quelle di qualunque Fanese. Ogni Veneziano sarebbe in Fano perfettamente sicuro per se e per le sue robe: sarebbe ai Veneziani fatta giustizia d’ogni lor debitore, contro il quale procederebbesi all’uopo alla pignorazione come se fosse a Venezia: insorgendo lite fra un Veneziano e un Fanese, sarebbe giudicato alla Curia dell’incaricato Veneziano: darebbero i Fanesi ogni anno un migliaio d’olio per l’illuminazione della chiesa di san Marco, ed un altro centinaio alla Camera Ducalo: rinunzicrcbbero ai Veneziani il reddito delle imposte sulle misure e sui pesi dei forestieri trafficanti in Fano: manterrebbero a proprie spese i legati Veneziani tino a che tra loro dimorassero: quando i Veneziani facessero armata da Ragusa fino a Ravenna, fornirebbero una galera armata ed equipaggiata a proprie spese, e quando non la possedessero, allestirebbero del proprio in Fano o a Venezia quella che venisse loro somministrata. Se poi facessero i Veneziani armata da Ancona a Ravenna, s’impegnavano i Fanesi di prendervi parte per servigio e sussidio della Veneziana Repubblica: i richiami dei forestieri avrebbero a trattarsi ed a giudicarsi secondo la legge e le consuetudini venete. Finalmente prometteva il Comune di Fano che i suoi Savii si recherebbero al Collegio di Venezia ogni qualvolta fossero chiamati come fanno tutti gli altri deditizj (fideles); ciò tutto giurando di eseguire salvo però il servigio al re di Germania.

«Dal canto suo prometteva con altra carta il Doge ai Fanesi libero commercio in tutte le terre venete; di assistere e proteggere la città di Fano e i suoi abitanti come fossero di Venezia; di somministrare infìno galere a spese dei Fanesi a loro difesa»1.

E la fama della potenza e della fortuna dei Veneziani era ormai tanta, che il Doge senza neppur com-

  1. Romanin, Storia documentata di Venezia, T. II, p. 55-57, cap. III.