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fra venezia e ravenna 85

accettata la tregua, il doge Sebastiano Ziani inviò Pietro suo figliuolo con sei galere a Ravenna acciocché conducesse Federigo in Venezia. E l’imperatore si mise in mare in compagnia di Pietro Traversari assai potente fra i cittadini ravignani; e tosto che il minuto popolo di Venezia seppe che Federigo era giunto a Chioggia, si [Federigo da Ravenna va a Venezia.] levò a romore volendo movergli incontro e condurlo in città; tanto presto erasi usato a godere nelle feste e nelle solennità della venuta dei principi; ma il doge non lo permise. Il 24 di luglio Federigo, già assolto dalla scomunica, entrava solennemente in Venezia dove liete ed amorevoli accoglienze ebbe dal papa, al quale poscia fu attribuito il famoso detto: Super aspidem et basiliscum ambulabis, ed a Federigo la risposta: Non tibi sed Petro, tanto per ornare di un’altra favola la memoria di quella solenne giornata.

[Ravenna fra le città imperiali] VII. L’imperatore rimase in Venezia sino al mese di settembre, nè i giorni gli passarono inerti. Che pacificatosi q, con la Chiesa il 16 agosto 11771 volle confermare e riordinare gli antichi patti fra le città che riconoscevano la suprema signoria dell’imperatore, e la Repubblica di Venezia, la quale consideravasi come fuori del regno d’Italia ed indipendente del tutto, sì che il nome di Venezia non si ritrova fra quelli delle città italiane che sottosegnarono l’atto della pace di Costanza nel 1183. Incominciando con molte attestazioni di affetto e di amicizia per il doge, l’imperatore dichiara di confermare i diritti stabiliti nei patti di Ottone, di Enrico e di Lotario. Il trattato è perpetuo ed immutabile ed in esso sono scritti l’un sotto dell’altro i nomi dei sudditi dell’imperatore che il Privilegio presente avrebbe obbligati, e sono i

Pavesi Lucchesi Piacentini
Milanesi Pisani Fiorentini
  1. Fant. Mon. Rav., Tom. VI, N.° cii.; Cod. Trevis., N. 265. Privilegium Federici Barharossae Imperatoris.