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del nome « napoleone » 93

a trovar rifugio presso il loro consanguineo Raimondo, patriarca d’Aquileia, volgendosi poi l’uno alla vita ecclesiastica, l’altro - e con notevole fortuna - alla civile e militare1. Ma costoro certamente ripetevano il nome dal Napo, rispettivo nonno e prozio, che per quella catastrofe si vide trabalzato dalla signoria di Milano alla gabbia di Castel Baradello; ed è verosimilmente per contrapposto a lui che il Napo figlio di un figlio suo si trova designato col diminutivo. Così è solo del personaggio più antico che noi ci s’ha da occupare2. Ed egli è Napo bensì; ma del pari che Napo è anche Napoleone3; e non so a chi possa mai parer dubbio che quel Napo non voglia concepirsi che come uno scorciamento familiare, a quel modo che Bartolo non è se non Bartolommeo, Caie, Caterina, e che già si disse Cavalca per Cavalcabue, Benci per Bencivenni, Caccia per Cacciaguerra, Bati per Batista, e via discorrendo4. E allora si capisce ottimamente come della forma

  1. Fra questi due personaggi il Litta fa bene un po’ di confusione, quando, a quello di essi di cui dà conto nella tavola v e che è il secolare attribuisce un canonicato nella patriarcale di Aquileia: dignità che ritorna, assegnata all’altro, nella tavola viii, e che probabilissimamente spetta a lui solo.
  2. Veramente il Litta, cominciando a discorrerne, mette avanti l’idea di un omonimo alquanto anteriore; che, dettolo «podestà di Bergamo nel 1235», soggiunge: «se pure non vi era un altro Nappo, giacchè di colui di cui scrivo non sento più a parlare per 25 anni, cioè fino al 1260, in cui fu chiamato podestà a Piacenza.» A noi quest’altro Napo non darebbe nessuna noia: indicherebbe soltanto che il maggiore dei Napi avrebbe derivato anche lui il nome da un parente più antico. Ma la realtà è che la podesteria bergamasca del 1235, ancorchè presa di certo dalla serie dei podestà che si legge tra le appendici al t. VI delle Memorie istoriche della Citta e Chiesa di Bergamo del Ronchetti (p. xiv), è un puro e semplice sogno. Tale subito si manifesta se si risale alle notizie particolareggiate del documento da cui essa è sgorgata (IV, 54), avendo insieme presente il dominio esercitato su Bergamo da Napo a datare dal 1266. e il titolo che esso aveva (ib., p. 124; cfr. 122).
  3. Se Napoleoni si trovino detti a volte altresì i pronipoti, non istò a cercare, una volta che la ricerca non produrrebbe per noi nessun frutto, e che i materiali non son troppo accessibili.
  4. V. Flechia, in Riv. di Filol. ed Istruz. Class., VII, 377 e 394, e la pubblicazione del Fanfani a cui il Flechia rivede le bucce da pari suo. In questa è registrato anche Branca quale accorciamento di Brancaleone: esempio che non deve qui essere lasciato in disparte. S’ha tuttavia da notare che Branca è riportato dal Flechia (p. 393) a Malabranca, che può vedersi nel t. III delle Ant. Ital. M. Aevi, col. 798, in più luoghi del Cod. diplom, della Citta d’Orvieto edito dal Fumi (V. l’Indice), ecc. Ambedue le spiegazioni sono possibili, e fors’anche sono vere entrambe, Del resto s’avverta che