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rassegna bibliografica 203

saccheggiata e la famiglia dispersa. Nel 1801, approfittando dell’indulto, potè tornare a Catanzaro dove dette lezioni private: e dopo il 1806 ebbe cospicui uffici nella Chiesa di Squillace e nel Collegio di Catanzaro, pel favore dei governi napoleonici di Giuseppe e di Gioacchino.

Mori nel 1813, dopo aver ripubblicato gli Elementi di diritto, ed altri precedenti suoi scritti. Anche nella poesia, di cui si dilettava, mostrò facile vena e gusto classico. E la vita di lui, come quella di altri uomini non sommi, ma non volgari, è giovevolissima (secondo che ben dice il nostro A.) a conoscere nei diversi’ aspetti la storia del pensiero e della società civile.

Le biografie sin qui analizzate sono condotte con cura su carreggi privati e su documenti dell’Archivio di Napoli e di archivi speciali. Pur troppo sono scarsissime pel De Filippis le notizie raccolte; ed anche rispetto agli altri due non mancano incertezze e lacune. Ma il D.r Capasso lavora con buon metodo, e, se pure qualche sua congettura potrebbe essere espressa in forma più dubitativa, non dà mai per sicuro ciò che non sia provato. Vanno dunque lodate le sue ricerche; e vorremmo che egli correggesse, con ugual criterio, tutte le Vite del D’Ayala.

A. F.



Federico Confalonieri. Memorie e lettere, pubblicate per cura di Gabrio Casati. - Milano, Hoepli, 1889-1890. - Due vol. in 16.° di pp. 298 e 424.

Tra gli orrendi martirii dello Spielberg il conte Federico Confalonieri scrisse di nascosto le proprie Memorie; fatto da tutti ignorato, fin che il Tabarrini non ne pubblicò un saggio nel 1879 «come documento storico importantissimo»1. E, in vero, per più conti, notevole è quel saggio, che prova quanti sforzi facesse l’Austria e con quale arte gli si ponesse attorno per strappare dalla sua bocca, non solo i particolari della cospirazione del 1821, della quale il Confalonieri fu l’anima in Lombardia, ma «bensì le prove della connivenza del principe di Carignano, supponendo che egli dovesse esserne informato meglio di ogni altro». Il Confalonieri non si lasciò sedurre dalle lusinghe, nè spaurire dalle minaccie, ed è appunto per questo che allo Spielberg fu trattato con severità maggiore de’ compagni. Degli atroci dolori che vi sof-

  1. Tabarrini. Gino Capponi, i suoi tempi, i suoi studi, i suoi amici, memorie. Firenze, Barbèra, 1879; pp. 155-188.