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il p. vincenzo marchese |
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dopo, si son giovati degli studi del p. Marchese e ne hanno
riconosciuto la diligenza e l’acutezza. Specialmente intorno
alle cause del martirio, il primo forse a portar luce e a mettersi
sulla buona via per rintracciarle, è stato il p. Marchese;
poiché nei vecchi racconti quell’improvvisa esplosione d’odio
contro il Savonarola era in gran parte inesplicabile. Dall’amore
alla libertà venne la prima origine della persecuzione e la
morte; e chi pensi quello che egli predicò o scrisse non solo
di Alessandro VI, ma del Conte Galeotto Pico della Mirandola
e del Re di Francia e di Lodovico il Moro, non può maravigliarsi
che fosse condannato a morte chi ad uomini così potenti
aveva rinfacciato i vizi gli spergiuri i tradimenti con
libera parola. Merito del Marchese è anche la difesa fatta con
speciale competenza e basata sui fatti, contro l’accusa mossa
al Savonarola d’essere stato, per fanatismo, nemico delle arti
e d’aver distrutto nei «bruciamenti delle vanità» opere di
gran valore. A forza di esagerare, s’era arrivati a tal punto,
che uno scrittore, ancora vivente, asseriva che neppure i dipinti
del beato Angelico, s’erano salvati dalla furia distruggitrice
del Frate: eppure bastava andare in San Marco per trovarli
tutti e ben conservati! Il Savonarola parla nei suoi scritti
dell’arte con affetto grandissimo e con alti concetti; volle che
in S. Marco i conversi attendessero alla pittura e alla scultura;
nel monastero di S. Caterina, fondato da donna Camilla Rucellai,
si introdussero per consiglio di lui le arti del dipingere
e del modellare in plastica; per affetto a lui vestirono l’abito
domenicano, e i più per le sue mani, un gran numero d’artisti,
alcuni dei quali, come Fra Bartolomeo della Porta, di grandissimo
valore; e, finalmente, fu il Savonarola che fece vendere
ai suoi frati i terreni di Pian di Mugnone per acquistare
i codici della Biblioteca Medicea. I fatti son fatti e la retorica
è retorica! Ma al p. Marchese dobbiamo essere specialmente
grati per l’«effetto morale» che produsse la sua apologia
del Savonarola; perchè l’apologia del Savonarola era l’apologia
della libertà, e perchè era aspettata da tempo una voce
che rivendicasse al cattolicismo le dottrine del frate, che il
Rudelbach, il Meier e tanti altri avevan voluto dimostrare
precorritrici di quelle della Riforma protestante. Ninno meglio
del p. Marchese, innamorato della libertà e cattolico sincero,
poteva riuscire a rivendicare in tutto e per tutto il nome del