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274 Scritti vari

ecco pronta una produzione scientifica, letteraria, artistica; che si propina al bel paese, col l’aria di ammonirlo, che esso non è buono a nulla, e tutto deve imparare da fuori.


24.

Filosofia vagabonda.


La scienza, si va ora sempre più dicendo da tanti saccentuzzi, non vale che a rinchiuderci nel carcere angusto dell’asfissiante suo piccolo mondo, mentre l’uomo sente il bisogno incoercibile dei liberi voli del pensiero senza ceppi, ossia della Filosofia, da intendersi come il dominio illimitato per sè dell’Intelligenza, l’aspirazione all’infinito dello Spirito.

E, data questa concezione della Filosofia (e così di quella che io chiamerei, vagabonda) corre naturalmente fra gli ignari l’idea, che per essa non si richieda, come per la Scienza positiva, forza e attitudine speciale della mente, e preparazione faticosa, e apposita cultura, e abitudine al rigore dell’induzione, ma basti (e anzi meglio si presti in quanto impregiudicato) qualunque povero incosciente sognatore improvvisato di strampalate bizzarrie fantastiche.

Onde poi avviene, che appaja così la Filosofia quell’arringo ridicolo, nel quale uno dice una cosa e l’altro affatto al contrario, e tutti hanno ragione lo stesso, e non si viene mai a capo di nulla.

Prof. Roberto Ardigò


(Il Giornale d’Italia, numero a beneficio della Croce Rossa, gennaio 1915).