Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/105

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de l’arte, dopo molti secoli disgombrato da le rovine che il tenevano ascoso, venne a luce con tanto fausto, clic Roma, locatolo nel piú onorato luogo, mentre ogni divino spirito il decantava, si converse tutta in stupore e in festa. Dico che Iddio, dando cura a la natia bontade vostra, acquetandovi la malignitá de la fortuna passata con la benignitá de la sorte presente, oltra che ha permesso che abbiate abbattuto l’orgoglio degli iniqui tempi con l’arme de le vertú vostre proprie, vi ha sollevato tanto in alto, che il nome vostro è diventato alimento de le lingue d’ogni gente. E cosi va per chi teme Cristo, c con la buona intenzione de l’animo camina per le vie giuste e caritatevoli, come avete fatto voi. Né fu senza augurio de le felicitá reali la savia clezzione che Sua Maestá fece, quando comisse ne la fedele e valorosa acuratezza vostra la somma de le faccende sue, perché sapete mostrare audacia ai nimici, benivolenza ai soldati, e a la opportunitá consiglio; onde non si puote sperare se non trionfi c vittorie da la milizia, de la quale séte figliuolo e padre. Ma, sendo voi nel pregio e ne! grado che sa tutto il mondo, chi può stimare l’allegrezza che hanno tre, che la gentilezza vostra e il favor de la vertú loro elesse compari vostri? Il Sansovino ne gode, e Tiziano ancora, e si vanta, con l’aver sempre sperato, consolarsi (bontá vostra) di avervi pronosticato la grandezza in cui meritamente séte. Di me non parlo, perché le lagrime, ch’io spargo nel sentire il grido de la vostra fama, sono il testimonio del fervore con il quale vi rivolgo il core, e so ch’io faccio ingiuria a la calda affezzionc, che io vi porto, a non lasciar gli studi e colei che mi fa cantar gli onor suoi piangendo, per venire a servirvi, come viene il quasi me stesso messer Girolamo Comitolo. Io non ve lo raccomando, per non offendere la conoscenza che avete dei buoni e dei vertuosi pari a lui, c anco la libertá assegnatami da la cortesia vostra sopra l’istesso vostro potere; e perciò egli si rimarrá ai servigi vostri. E le bascio la mano, che si amorevolmente mi è stata larga dei cento scudi, che da la sua liberal consorte ho ricevuti.

Di Venezia, il 20 di novembre 1536.