Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/119

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libertá al mondo. Voi vederete ciò che io dico, e noi vederemo una volta un signore, e non un essecutor de le essequie, ché tal mi pare un gran maestro, che con pompa acotonata entra in una cittá, non per rallegrarla, ma per Sconsolarla con il funebre spettacolo. E forse che vi è bisognato fare gli stocchi o taglieggiar suditi per rimbellir la corte, come bisogna fino ai re? Certamente Vostra eccellentissima Signoria ha il favor di Dio, de la fortuna e de la natura, clic non ha indugiato a felicitarvi, quando il sangue freddo fa diventar mercatante l’animo de la gioventú generosa. Orsú! venite e, venendo, accompagnate la superba pompa del venir vostro con lo splendor di liberalitá, perché ella è il fiato de la voce che anunziará pcrtutto il vostro giugnere. E non si dubiti che un trionfo senza l’ornamento de la cortesia non paia un di questi belli in piazza, con una veste di velluto indosso e il saio frusto c con uno straccio di famiglio dietro. E io, per me, laudo piú i broccati e i panni miracolosi, che vi parano le sale e le camere de l’animo, che quegli che qui nel palazzo ducale fanno stupire la maraviglia. Si che venite, voglia o non voglia il vento.

Di Venezia, il 24 di genaio 1537. xeni A LA DUCHESSA D’URBINO La ringrazia del dono di un bavero e di una cuffia. Quando io, signora, viddi il bavero e la cuflía d’oro e d’ariento, mi parse vedere ne la semplicitá di cotal lavoro la puritá di quella vostra modestia, da cui s’impara a moderar le voglie, onde diventano caste e sante come le castissime e santissime operazioni de la Vostra Eccellenza, da la quale tuttavia vengono doni, grazie e speranze, che mai non mentono. E chi ne dubitasse, dimandine ogni sorte di vertú, che si affatiga nel contentare le virtuose volontá vostre: non l’imperadrici, non le reine le consolano come le consolate voi con il