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CII

A MESSER BASTIANO DA CORTONA

Lo loda per essersi dato a Dio. Non crediate, fratello, che l’imagine, che di voi mi stampò ne! core la dolce mano de l’amicizia venti anni sono, per variar di tempi né per distanza di luoghi sia venuta meno; anzi è ella come l’imprimeste in me quando capitai costi, tiratoci da l’amore de la cittá e de la fratellanza di messer Nofri e di messer Paolo, care memorie, i fratelli dei quali insieme col mio messer Matteo mi salutarete e basciarete. E, benché io non vi abbia intertenuto con lettere e di rado con imbasciate, il core sempre ha supplito a cotal mancamento. E, perché diate fede a quel che vi dice l’antica benivolenza, vi scrivo questa per il parente vostro. Né altro contengono le mie parole che il pregarvi che disponiate del piccol poter de la vertú mia, la qual loda smisuratamente la servitú che avete presa con Cristo, perché egli è un signore che paga i servigi che se gli fanno con parte di quel suo regno, ne la corte del quale non si invecchia e non si more dietro a la falsitá de le speranze, che il piú de le volte disperdono i fiori dei suoi meriti fra gli inganni e fra l’insidie altrui. E beati coloro, che, sazi de la vanitá del mondo, vi sapranno imitare! Intanto fate si che ne l’acquisto del vostro operare appaia la consolazion vostra.

Di Venezia, il 6 di marzo 1537. CHI A LA SIGNORA FLAMINIA [DE AMICI] Ne loda la bellezza e la ringrazia del dono di un «triturante». Egli è assai tempo, madonna, che la fama, che lo portava per il mondo, mi mostrò il ritratto Je le qualitá vostre; e invero mi parvero tali, vedendole, che tenni per fermo che il suo