Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/148

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A MESSER ANTONIO ANSELM

1 Si scusa di non avere finora risposto al Bembo e raccomanda Agostino Ricchi. Il dirmi voi, figliuolo, a bocca e per lettere di messer Paolo Crivello, che monsignor Bembo era per venir qui piú tosto che non è venuto, ha fatto nascere, fra il vostro prometterlo e il mio crederlo, uno di quelli intrighi, nel qual rimangono impacciati due incontratisi fra via, che, accennando ora al dritto e ora al manco lato, indugiano e fan pigra la fretta, che gli sollecita il passo. Dico che il mio non rispondere almeno con una polizza a Sua Signoria vien da l’aspettarla io qui, o, per dirlo a la libera, da lo spaventarmi io pur a pensar di rispondere a l’autor del giudizio, non solo al giudice degli scritti di chi si sia. E per Dio, che mi par mcn vergogna la villania del non gli scrivere che la presunzione de lo scrivergli. Perché, non gli scrivendo, odo dire: — Come l’Aretino non risponde al Bembo? — e, cosi dicendosi, par ch’io sia atto a rispondergli; ma, rispondendogli, guadagnarci quel che avanzano coloro che son publicati per temerari. Si che lodatimi di quello che peraventura vi è parso bene a biasimarmi, e dite al signor nostro ch’io l’adoro come amo voi, che amate tanto me. Or vivete lieto e late che il Ricco mio sia sempre caramente accolto da colui che allumina le tenebre dei seguaci de le muse, ché certo messer Agostino è parte del cor mio.

Di Venezia, il 6 di ferraio 1537.