Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/269

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panno de la Vergine, che l’ingegno vostro, mosso da la sua volontade, lavora a mio nome. Hammi detto ancora come languidamente caschino le membra del Cristo, che morto le avete posto in grembo, con l’attitudine de Tarte: onde io ho veduto l’afflizione de la madre e la miseria del figliuolo, prima ch’io l’abbia vista. Ma ecco, nel raccontarmi egli il miracolo che nasce da lo stile de la vostra industria, l’autore di quel San Pietro Martire , che, nel guardarlo, converse e voi e Benvenuto ne l’imagine de lo stupore; e, fermati gli occhi del viso e le luci de l’intelletto in cotal opra, comprendeste tutti i vivi terrori de la morte e tutti i veri dolori de la vita ne la fronte e ne le carni del caduto in terra, maravigliandovi del freddo e del livido che gli appare ne la punta del naso e ne l’estremitá del corpo; né potendo ritener la voce, lasciaste esclamarla, quando, nel contemplar del compagno che fugge, gli scorgeste ne la sembianza il bianco de la viltá e il pallido de la paura. Veramente, voi deste dritta sentenza al merito de la gran tavola, nel dirmi che non era la piú bella cosa in Italia. Che mirabil groppo di bambini è ne l’aria, che si dispicca dagli arbori, che la spargono dei tronchi e de le foglie loro! che paese raccolto ne la semplicitá del suo naturale! che sassi erbosi bagna l’acqua, che ivi fa corrente la vena uscita dal pennello del divin Tiziano! La modesta benignitá del quale caldissimamente vi saluta, e offerisce sé e ogni sua cosa, giurando che non ha pari l’amore che la sua affezzione porta a la vostra fama. Né si potria dire con quanto desiderio egli aspetti di vedere le due figure, che, si come dico di sopra, per clczzion di voi medesimo deliberate mandarmi: dono che non passará con silenzio né con ingrati* tudine. State sano.

Di Venezia, il 29 di ottobre 1537.