Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/289

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del sopradetto principe non pur rende a la nostra etá la disciplina de l’antico Marte, ma, illustrandola col moderno guerreggiare, dimostra cotal mestiero esser giunto al sommo de la perfezzione. Insomma io, che doverei aguzzarmi la fantasia con la lima dei parlamenti ch’io dico, partendomi da loro, paio un di quei dipintori stupefatti nel mirar la Capella di Michelagnolo; i quali, volendo imitar la grandezza del suo fare, ne lo sforzarsi di porre ne le figure maestá, moto e spirito, scordatosi il saper di prima, non solo non entrano ne la sua maniera, ma dimenticano anco la loro.

Di Venezia, il 13 di novembre 1537.

CCXXXI

AL SIGNOR CAPPINO

Non si dolga se i suoi servigi a Mantova sieno stati mal guiderdonati: il mondo è per andare sottosopra, e presto o tardi gli sará resa giustizia. Se al di d’oggi, fratello, le maraviglie non si degnano ad alzare ciglio, benché la fortuna entroduca nei suoi miracoli le prigioni dei papi e dei re, a che fare stupirsi de l’aversitá d’un gentiluomo? La vostra sorte in Mantova è parente de la mia di Roma. Ciascun sa in che modo la fede de la nostra servitú sia stata pagata d’una istessa moneta. Ma rallegriamoci insieme, poiché siamo fuor del giogo e con isplendor di nome ne la mente dei grandi. Veramente, io lodo Iddio, che lasciò perseguitarmi da la pessima sorte; per la qual cosa la misera e intollerabile mia suggezzione si liberò da l’ubbidire la pravitá di persone disoneste. Ma voi ancora dovereste ridere de l’occorrenze passate, sendo essaltato da la Chiesa e da la Francia ne le facende e ne l’armi. Olirá ciò, è piú gloria l’aver ottimamente servito che giustamente signoreggiato. Si che date pur luogo al tempo, si volete che egli trovi la via di riconciliarvi col vostro nimico influsso. A me pare che la ragione, che danno i buoni a chi si trova nel grado d’un par vostro, sia un bel