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CCXXXIII

A MESSER FORTUNIO

Si sciolga totalmente dai lacci d’Amore, e ritorni agli studi, nei quali ha gii date cosi belle prove. A che fine, onorando fratello, fuggire Amore per le ville? Non sapete voi che bisogna mutare animo, e non cambiar luogo? Il desiderio, che è imagine de la cosa amata, quasi specchio del core, tuttavia gli sta inanzi con l’essempio di colei per la quale egli sospira, arde e piange; onde il dilungarsi da lui è un voler esser martire per lui. L’uccello, che ha il fuoco ne le penne, non pur lo spegne, ma l’accende, volando; e la fuga del cervo, nel cui fianco è riniaso il ferro di chi lo feri, afretta il suo fine. Si che il translatar qua e lá de la persona vostra è la vostra morte. Oltra ciò, recativi sul pensare quanta sia la vergogna di colui che si cornette a lo esperimento di quelle cose, da le quali con difficultade può stare assente. E, caso che vogliate dimenticarvi l’affezzione che ad altri portate, scordatevene con l’innamorarvi de l’anima, subietto degno de la degnitá che vi fa chiaro. Giá, ne lo amare il corpo, avete perduta la lode de la constanzia, principal vertú ne l’amante. Giá è noto a la donna vostra il pentimento del vostro amarla. Ed, essendo cosi, risolvetevi a rompere il giogo di cotal servitú con la libera mano de la prudenza, non sopportando che le doti datevi da l’amicizia, che con voi tengono le stelle, diventino sterili nei campi dei fastidi venerei. Che piú vi potevano dare i cieli di quello che v’hanno dato? Voi avete maestá ne la presenzia, gentilezza nei costumi, maniera ne l’azzioni, grazia nei gesti, bontá ne la natura, felicitade ne l’ingegno, fama ne le opere e gloria nel nome. Talché molte persone studiose incolpano i pianeti de la povertá dei loro intelletti e invidiano la ricchezza del vostro spirito. Or ricomponete insieme la ragione discomposta dal torto fattovi da le vanitá del dolce dio de le amaritudini.