Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/300

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mi pare de iure che l’iniperador ti vesta; — e cosi gli feci sborsar fuora il conquibus, ed era per istare a vedere se la discrezion francese lo riparava dal freddo, che deliberava di cavargli i grilli del fegato, se la Signoria Vostra non mi disponeva a la grazia del renderglili. Ora sentenziate sopra le ragion mie e sue. Ma che crudeltá son le vostre a non pigliar di peso messer Iacopo Sansovino(*>e menarlo fin qui? Io so benché egli è nel caos de le faconde e che l’opra sua serve ogni bisogno di questa magnanima cittade pure l’amicizia doveria poter pur godere di qualcuna de l’ore che si soglion rubare ai negozi e al sonno. Insomma lo spasso di cosi fatto uomo è tutto vólto a la divinitá dei vostri intertenimenti ; e ha ragione, perché voi séte de le piú accorte e de le piú intendenti donne che vivano, e perciò egli, che si sta in paradiso standovi presso, non dee curarsi del nostro inferno.

Di Venezia, il 20 di novembre 1537.

CCXLI

AL MAGNIFICO MESSER GIROLAMO QUIRINI

Si scusa di un impeto d’ira. Il furor subito, magnifico, è molto famigliare a la nazione aretina; né ciò mi par di biasimo ne le nature di cosi fatti sangui, perché la furia ne le cose è una potestá, con cui l’animo grande, mentre non può esseguire la generositá dei suoi desidèri, commove se medesimo. E perciò l’altra sera vi parse ch’io mi dessi sconciamente in preda de l’impeto, che mi avampò tutto il viso con le fiamme, accese da lo sdegno de la giusta cagione; per la qual cosa io simigliava una lucerna, che, per troppo abondanza d’oglio, sfavilla e non fa lume. Veramente, gli uomini adirati son ciechi e stolti, peroché la ragione in cotale atto se ne fugge, e, dove ella non è, l’ira saccheggia tutte le (1) M* : «messer Tomaso». (1) In M* «e che l’opra... magnanima cittade» fu soppresso.