Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/31

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suo mi terrò sempre apresso, come ancor voi vi terrete ognora a lato la voglia, che io ho di raddopiarvi la gentilezza.

Di Venezia, il 6 di aprile 1529.

XIV

AL MARCHESE DI MUSSO

Lo ringrazia del dono di cento scudi. Nel contarmi, padron caro, messer Lione Rigone i cento scudi che per segno d’amor mi mandaste, mi si rapresentò ne la mente la grandezza del vostro giudizio, il quale cerca porvi ne l’animo di tutti quelli che sono atti e a comprendere i miracoli del valor vostro e a publicarli: benché, senza i danari, di cui vi ringrazio, quanto a me, sempre vi averei posto in alto; perché, se io mesuro le qualitá di molti gran maestri con le vostre sole, confessarò che tutte quelle parti che debbe avere un prencipe sono in voi. E ciocché conosco io, conoscerebbono anche gli altri, se la violenza, che vi sforza a disgrossare la difficultá del cominciar lo Stato, non vi dimostrasse troppo aspro. Ma non si sa egli che tutti i principi in constituire i regni son violenti? Chi usò piú insolenza dei romani ne lo edificar lo impero? Non rubarono eglino fino a le donne sabine, e, cacciando i vicini de le case loro, a poco a poco allargarono i termini del nuovo dominio con le mani del ferro, e, spinti poi da la vertu e da la fortuna, andar si oltre, che si insignorirono del mondo? Ma, presane la potestá, subito l’acquetarono sotto le leggi di quella giustizia e di quella clemenza, de la quale essi fúr gli inventori. E voi sarete lor imitatore, volendo che cotesti paesi sien piú beati che non gli pare essere infelici, dominandogli. Ma, se gli uecellacci che si raggirano per Italia volassero altrove, vi impatronireste di quel sito, che tenne e sempre terrá la cristianitade in conquasso. Perché Milano ebbe Venere e Marte in ascendente: perciò tuttavia si svergina e combatte. E a Vostra Signoria illustrissima mi raccomando.

Di V’enezia, il 16 di giugno 1529.