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CCLXI

A MESSER GIULIO TANCREDI

Le donne sono tutte civette. Vorrebbe vendicarsi delta Serena, ma non ne ha il coraggio, perché è di cuore troppo tenero. Quando sará, soave amico, che la manna, che piove come rugiada de l’affezzione dal cielo de la vostra bontade, pasca l’amor, ch’io vi porto, de la grazia de la sua presenza? Furate due giorni di tempo a qualche festa doppia, e venitevene qui, acioché, insieme col nostro soave Fortunio, godiamo de la benivolenza, che egualmente portiamo a la sinceritá de l’amicizia comune. Oh che bei tradimenti che udirete ! che belle truffe fattemi da quel viso di fava di Cupido ! Amor per chi lo vòlc: donne per chi le crede. La gentilezza de la lor poltroneria mi ha concio la fantasia, non vo’ dir la borsa, per le feste. Veramente il bordello è carattere di cotal sesso: le puttane, le vacche, le scrofe mi hanno insegnato a conoscere gli appetiti loro. Starete a vedere come io so dar fama a una, la quale con gli occhi se ne tira adosso tre in un tratto, non si curando che si bandisca per le piazze e per le chiese e ne le scuole. Io delibero che l’altre imparino a farsi schife degli sbarbati e non dei barbassori. Di mille stanze luor di modo crudeli farò tosto dono al nome ladro di una traditora; e, perché non se ne spenga la memoria, le intitolo a lei propria. Cosi è e cosi sará... Anzi non è e non sará, perché la mia stizza si dilegua col fumé de le parole e fornisco d’adirarmi come ho fornito di parlare; onde mi è forza poi (bontá de la natura benigna, che mi ha in preda) di chieder perdono fino a chi mi offende, e ogni piccola somessione, che usino i miei crocifissori, mi trae le lagrime dal core, nonché dagli occhi. Ecco Antonio Brocardo, che mi muore nimico, e io scrivo sonetti per onor de la sua memoria. Non vi vo’ dir altro: un ribaldo, che mi ha inghiottito vivo con la malignitá de la intenzione (ché con altro anco un re duraria