Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/37

Da Wikisource.

per umiliare i superbi, perdonando agli erranti. E cotale essercizio è proprio suo, come il dare a le paci principio e a le guerre fine. E perciò gli angeli guidano i lor balli e fermano i lor cori e ruotano i loro splendori sopra il campo de l’aria che le sta sopra, trapassando sotto gli ordini de le sue leggi, con la lunghezza de la vita, i termini prescrittici da la natura. O patria universale! o libertá comune! o albergo de le genti disperse! quanti sarebbero i guai d’Italia maggiori, se la tua bontá fusse minore! Qui è il rifugio de le sue nazioni, qui è la sicurtá de le sue ricchezze e qui si salvano i suoi onori ; ella l’abbraccia, s’altri la schifa; ella la regge, s’altri l’abatte; ella la pasce, s’altri l’affama; ella la riceve, s’altri la caccia, e, nel rallegrarla ne le tribulazioni, la conserva in caritá e in amore. Si che inchinisi a lei, e per lei porga preghi a Dio, la cui Maestá, per mezzo dei suoi altari e dei suoi sacrifici, vòle che Venezia concorra d’eternitá con quel mondo, che si stupisce come la na tura le abbia fatto luogo miracolosamente in un sito impossibile, e come il cielo le sia tanto largo de le sue doti, che ella risplende ne le nobiltá, ne le magnificcnzie, nel dominio, negli edifici, nei tempii, ne le case pie, nei consigli, ne la benignitá, nei costumi, ne le vertú, ne le ricchezze, ne la fama e ne la gloria piú che altra che mai fusse. E taccia Roma, perché qui non son menti che possino né che voglino tiranneggiare la libertá, fatta serva dagli animi dei suoi. Onde io con piú riverenza saluto c osservo la sincerissima Claritá Vostra, posta in sede, come termine de la publica unione, che non salutarci e osservarci qualunche re o imperadore del tempo degli antichi; e non men bramo che la generosa vita sua entri con i previlegi di Dio nel secondo secolo che il trapassar tanto oltre de la mia. E, poiché altro premio per me non si pò rendere ai benefici coi quali m’avete sostenuto, la sublimitá di Quella si paghi con l’augurio con che tento di allungarvi i giorni, che saranno lunghissimi, perché Ella sa usargli. Di Venezia [1530.]