Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/39

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si che il serenissimo Gritti, la cui intera modestia si è interposta fra la vostra pazienza e il mio furore, mi avrá piú tosto a dar premio che gastigo. Intanto la mia ottima volontade bascia a la Santitá Vostra i piedi sacri con quella tenerezza di core con la quale soleva basciargli giá.

Di Venezia, il 20 di settembre 1530.

XXII

AL SIGNOR LORENZO SALVIATI

Gli invia due camice ricamate d’oro, lo ringrazia del dono di quaranta scudi, critica l’avarizia di Clemente VII, e loda il Salviati, accennando alla sua traduzione di Omero. Io, per il suo vecchio da Pisa, mando a Vostra Signoria in una scatola due camisce, le piú belle e le piú ricche d’oro che io abbia visto mai. Prego Quella che le accetti e porti per amor mio, come ancor io per amor vostro accettai e spesi i quaranta scudi che mi mandaste, accioché la grandezza del vostro core se ne rallegrasse; perché chi dona trionfa nel piacere che si piglia di colui che fa onore a la sua liberalitá, adornandosi o godendosi del dono. Ma vorrei essere stato papa io quel poco di spazio e non piú che messe Clemente in concedervi in su quel di Ravenna i paludi concessivi, ché vi averei dato due cittá; ché ciò si conveniva a un si gran pontefice e a un cavalier si magnanimo. Ma non si può trar acqua da le spugne; egli vi ha donato da prete, e voi, nel ringrandire il presente, spendete da principe; e piaccia a Dio che si tosto si secchino, come tosto dispensarete i frutti che ne usciranno. Ma non ti vergogni tu, Fortuna, che fai tanti miracoli in chi niuna cosa merita, a tenere confinato ne la seccazion dei terreni quello ingegno da cui tutti gli ingegni prendono il gentile e il bello? Quante guerre si perdono, che si vincerebbono, se fosser guidate dal valore e dal consiglio vostro? e quante opere vi restano ne lo intelletto-