Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/418

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di stampare il fortunato volume in soli tredici mesi (gennaio 1538febbraio 1539). Poi, un breve silenzio di tre anni; appresso, un assai piú lungo silenzio di circa settantanni ; indi, un efimero ritorno di fortuna (dovuto alla simpatia che i seicentisti non potevano non sentire per un loro antenato diretto); e finalmente, l’oblio. Si potrá addurre a spiegazione di cosi rapido mutamento (e si dirá cosa vera soltanto fino a un certo punto) che, durante la vita dell’Aretino, l’attenzione del pubblico fu vòlta sugli altri volumi di lettere, che egli di mano in mano metteva fuori. Si potrá ancora aggiungere (e si dirá cosa troppo generale e comune a tutte le opere letterarie) che, mutati i tempi, quelle lettere, a chi non era piú in grado di coglierne immediatamente le allusioni, dovevano far l’impressione di fiori appassiti. Si potrá infine allegare (e si dirá uno sproposito) che il discredito morale, gettato a piene mani sull’uomo, doveva finire per danneggiare anche lo scrittore. Ma la ragione vera, a me pare, è che quelle lettere, appunto perché veri e propri articoli di giornali, dovevano subire di necessitá la sorte degli articoli di giornale: oggi entusiasmanti una folla plaudente, domani dimenticati.