Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/45

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non essere io sufficiente a farlo e il voler io pur farlo, è uno averlo fatto, perché il core, che pur vorrebbe, è di piú merito che la insufficienza, che pensa far quel che vorria. Oltra questo, si ha piú compassione a un che cerca onorarti e non pò, che non si ha piacere di chi ti onora potendo, perché quello si consuma ne la povertá, e questo non si disagia ne la ricchezza. Ma il benedir io il tempo che nasceste e l’ore che vi sparsono di tutte le grazie del cielo supplisca al mancamento mio. E, con questo, bascio le mani a Quella con l’umiltá ch’io debbo.

Di Venezia, il 3 di ottobre 1531.

XXVIII

AL CONTE MASSIMIANO STAMPA

•Gli invia una medaglia con un Marte inciso da Luigi Anichini, alcuni puntali e uno specchio di cristallo orientale, e un magnifico dipinto da Tiziano. è La medaglia, signore, dove era sculpito per man di Luigi Annichini la effígie di Marte, non stava bene senza la compagnia dei puntali di cristallo orientale, che io, con uno specchio pur di detta materia e un quadro di mano del mirabile Tiziano, vi mando per Rosello Roselli, mio parente. E non dovete, signor, pregiare il dono, ma l’artificio, che lo fa di pregio. Guardate la morbidezza dei capegli in nane Dati e la vaga gioventú del san Giovanni; guardate le carni si ben colorite, che ne la freschezza loro simigliano neve sparsa di vermiglio, mossa dai polsi e riscaldata dagli spiriti de la vita. Del cremisi de la veste e del cerviero de la fodera non parlo, perché, al paragone, il vero cremisi e il vero cerviero son dipinti, ed essi son vivi. E l’agnello, che egli ha in braccio, ha fatto belare una pecora, vedendolo, tanto è naturale. Ma, quando né il magistero né il dono non fusse di niun momento, debbe Vostra Signoria non accettare il cor mio, che invisibile si è mescolato con il presente ?

Di Venezia, il 8 di ottobre 1531.