Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/50

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a lui ne ho dimandati. Spetto ora che la illustrissima Signoria Tua adempisca il voto mio. Intanto ti. bascio la mano con la bocca de l’animo, che sará con Quella finché averò l’anima.

Di Venezia, il 3 di giugno 1533.

XXXIV

AL CONTE MASSIMIANO STAMPA

Ringrazia del dono di cento scudi. il mercatante, al qual Vostra Signoria diede i cento scudi che mi desse, me gli ha dati, come per la quetanza di mia mano Quella potrá vedere. Ma, perché io non posso dirvi quel che ho nel core mercé del ben che mi fate, ve lo dico tacendo. Certo, signor, tanto si avanza quanto ai vertuosi si dona. Iddio, con il largir de le sue grazie, acquista servi e anime; e i gran maestri, col porgere de le lor ricchezze, guadagnano uomini e animi. E ciò si vede in me, che son fatto schiavo volontario de la Vostra Signoria, ne la quale si apoggia la mia speranza, che cadeva.

Di Venezia, il 7 di agosto 1533.

XXXV

AL GRAN CARDINALE IPPOLITO DEI MEDICI

Ringrazia del dono di cento scudi e di una collana d’oro. lo cominciai a far qualche conto di me, poi che io intesi che Vostra reverendissima Eccellenza nel suo ritorno di Ungaria mi ebbe sempre in bocca, col parerle mille anni lo indugio di vedermi. A la fine Dio vi condusse qui con letizia d’ognuno e con salute mia; perché io, che languiva nel Ietto per le continue molestie d’una febbre acutissima, essendo salutato e presentato dei cento scudi dal signorotto Montaguto in vece vostra.