Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/51

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guarii e venni a Murano in casa di monsignor Valerio a basciarvi la mano, diventando si superbo per lo acquisto di cotanto padrone, che a pena mi degnava meco stesso. E ben debbo io andarne altèro, essendo voi uno vanto di natura: né credo che il sole sia di piú miracolo de le vertu vostre, perché il ciclo ha concesso a voi quello che non concede in mille anni ad altri: e, se pareggiate i beni, di che le sue stelle vi hanno arricchito l’animo con i doni fattivi de la fortuna, vi parrá essere mendico e vi lameniarete de la sorte. 1 concetti de la vostra nobiltade son si reali come la presenza; e chi vi vede, vede ciocché si desidera in molti re. Ne l’altissimo vostro petto son le vene de la fortezza, de la giustizia, de la clemenza, de la severitá, de la gravitá e de la magnanima liberalitade. Onde non è maraviglia se gli altri, che vi simigliano ne lo abito, rimangano ombre dove voi siate. Io, che mi glorio d’esservi servo, non ho avuto cara la collana di due libbre d’oro e di mirabile artificio, che a nome vostro mi ha consegnata messer Alfonso Montesdocca dei Nobili, tanto per il pregio suo, quanto per potere, portandola in eterno, mostrare come io son prigione de la cortesia di vostra singular natura, la quale reverirò sempre.

Di Venezia, il 14 di settembre 1533.

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AL RK DI FRANCIA

Ringrazia del dono di una catena d’oro, lagnandosi del ritardo con cui gli è stata inviata. Egli è, Sire, tanto proprio del cristianissimo Francesco il donare, ed è si propria sua la natura de la liberalitá, che, in quanto a le cose terrene, concorrerebbe in far grazie con Iddio, se l’accompagnasse con la prestezza; perché la cortesia vera trotta con i suoi piedi e la finta zoppica con quegli de l’ambizione. Gli uomini rotti in mare e percossi in terra ricorrono a Cristo;