Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/92

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tante maraviglie. Ed è pur vero che sempre i piú goffi vanno a man ritta, per aver piú soldi che nome. Veggo il colosso vestito de la pelle del tosone, e mi fa paura la sua spada folgorante. Veggo i trofei, e leggo l’istorie dipinte nel basamento con il Iason argo, impresa di Sua Maestá: ma scoppiava il fratacchione, se non chiariva altri che era frate in questo suo Morgantaccio. Veggo sopra a la porta di Santa Maria del fiore lo epigramma messo in mezzo de le due grandi aquile con le grottesche; e so quanto meritano lode, per essere venute da Giorgio, pellegrino intelletto. Io mi perdo, entrando in chiesa, ne lo splendore dei lumi riverberanti ne l’oro dei drappelloni. Veggo la Giustizia e la Prudenza ne la via dei Martelli molto malconce da chi gli ha dato l’essere; cosi il mondaccio, benché stia meglio di loro. Benché mi recrco la vista ne la Pace posta al palazzo dei Medici, veggendola abrusciare l’arme con la sua fiaccola; ed era ben ragione che nel piú degno luogo de la cittá fusse la piú lodata opra. Fu bel pensato Tornare di verdure Tonorata casa, onde simigliava la stanza c’hanno di state eletta per loro stessi gli dèi silvestri ; e le frondi ben compartite han non so che di sacro c di religione: poi si convien molto a l’ardor del caldo. E, per conchiuderla, io ho veduto ne Tessemplare de la vostra il tutto. Ma chi è capace de la grandezza del duca nostro, vede cotali apparati. Insomma non saria possibile di trovar cose piú belle né piú a proposito dei titoli e dei distichi in laude de Timperadore.

Di Venezia, il 7 di giugno 1536.

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AL CAVALIER MALVEZZI

Gli è grato dell’amicizia, che gli ricambia; preferisce la povertá alla menzogna; non ha alcuna cura delle cose da lui scritte. Son molti di che non ebbi lettere che piú mi movessero de le vostre. E la mansueta aflezzione, clic per vostra bontá vi è uscita dal core, è venuta a dimostrarmisi ne le parole che vi