Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. I, 1916 – BEIC 1734070.djvu/128

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10 sotterrò. Ma la sorte, nemica di si venerabile vita, lasciandogli cader sopra al capo degli spiriti il colpo del destino, non consenti che si fatto medico trovasse vivo cotanto principe. In memoria del cui fine vi mando alquanti versi indrizzati a la Maestá di Carlo Cesare, ne l’ordine dei quali si può vedere parte del suo merito e tutta la mia affezzione. E, insieme con 11 capitolo, avrete il Genesi, la cui composizione mi è cara, non per lo stile, che non ci è, né per il nervo, che io non gli ho dato, ma perché frate Bernardino si è mosso a guardarlo. E, perché la conoscenza de 1’ uomo meritamente onorato deriva de l’amicizia che la bontá sua tien con voi, a voi ne son tenuto. È grande la grazia, che gli ha infusa Iddio ne lo esprimere dei concetti, ne lo aprire de le Scritture e nel riprendere dei vizi. Egli, con il piacevole de l’amonizioni e con il terribile de le minacce, rintenerisce e spaventa; si che move altrui a sperare e a pentirsi. Tutte le menti e tutti i cori, ai pensieri e a le volontá dei quali egli affige e derizza il guardo e il grido, si commovono e raffrenano. È incredibile il suo predicare del continuo in fervore, mantenendo fino a l’ultimo l’altezza del sincero de le parole. Io ardisco dire che, dagli apostoli al di d’oggi, niuno abbia mai nel predicare pareggiato lui. Lo schietto e il puro di san Paolo rimbomba negli organi de le sue esclamazioni, a tempo formate e a tempo interrotte. Come risplende bene lo Evangelo, intessuto con il cristiano de le sue digressioni! Con che lucide e con che vive catene ch’egli lega insieme il vecchio e il nuovo Testamento, servando sempre i lor sensi sacrosanti ne la dovuta religione! Onde le torme dei popoli non altrimenti si trasferiscono a udirlo che se egli fusse il Battista ne le solitudini. Sono sopraumani gli intelletti pieni di spiriti e gli spiriti pieni d’intelletti; che si veggono e si sentono nel catolico de le sue prediche, il grave corpo de le quali respira con un fiato si possente e si veemente, che ben si vede in che maniera la natura e lo studio gli fanno squillare le cose di Dio vero, di Dio sommo, di Dio solo. Veramente egli è l’onore del suo ordine e de la nostra Italia, né si può se non stupire dei suoi andari, percioché in lui è forza di eloquenza,