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fortuna non han luogo dove la deliberazione del consiglio, come il suo, prudente si aggiugne a la integra saviezza degli altri incliti senatori.

Di Vinezia, il 18 di giugno 1538.

CCCLXII

AL CONTE DI CONDEIANI

Ne loda la liberalitá. Credete voi, signor don Giovanni Merulta, altiero essempio di bontá innata, unico specchio di liberalitá profusa e illustre paragone di umanitade insolita, ch’io mi sia però scordato di pensare come nel conoscervi ho pure adempito il voto di quel desiderio, che sempre ebbi, circa il vedere inanzi al mio di uno gran maestro, che fusse degno de la riverenza che altri gli fa? Ed è pur vero che la perfezzion vostra vince il difetto dei tempi, che non permettono che gli animi dei principi sappino ciò che sia virtú né gentilezza. Ecco: per non bastare a la generositá del reai petto vostro il dilettarsi ne la lezzione de le mie opere, venite a visitarme con la propria volontá ch’io mi ero mosso per venire a basciar la mano a voi; e, parendovi il dono di si grande affetto cosa piccola, non si tosto giugneste a lo allogiamento, che partiste meco lo avanzo di quelle migliaia, che in gloria de la ciciliana nazione e in memoria de la vostra magna natura, spendeste ne la fulgida corte di Cesare. Ma, se la felice Maestá Sua, ritornando vittorioso di Tunesi, restò quasi confuso, vedendo la smisurata copia dei presenti che le faceste, che meraviglia se io fui soprapreso da lo stupore, nel vedere la bellezza del dono che mi mandaste? Ma bisogna nascerci virtuoso e splendido come voi, chi vòle operare in virtú e in splendidezza; altrimenti l’uomo vive senza nome e muore senza fama, e, se ben abbonda di superflue