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CCCLXXVI

AL SIGNOR GIAMBATTISTA CASTALDO

Lodi. Lo esorta ad aversi riguardo e a distrarsi con la musica. Brama essere ricordato al cognato del Castaldo, Annibaie. Dai vostri saluti, o benefattor mio, e da le vostre lettre derivár sempre i miei conforti e le mie commoditá; talch’io, quando ricevo, da chi viene di donde séte, saluti o lettre, me ne risento fino al vivo del core. Veramente il Castaldo, graziosa creatura, è tutto discrezione e tutto caritá: perciò la generositade mai non si rimove da lui ; onde non pensaria né operarebbe cosa, che non fosse a gloria de l’amicizia e a beneficio de l’amico. E io il provo ne Tesser di continuo consolato e solevato da la cura, la qual tenete de la salute del grado mio. Si ch’io respondo a la vostra che, per bontá di Dio sommo, mi trovo sanitá ne la vita e quiete ne l’animo; ma, per la prosperitá de l’una e la pace de l’altra, mi saria infermitá e travaglio, se il potere e il voler de la lor virtú non avesse tuttavia a scrivere e a onorar le qualitá vostre, le quali son doni di Cristo e grazie del cielo. Chi vi vói conoscere come faccio io, che mai non vi vidi, legga le due righe per volta scritte da voi agli amici piú cari, percioché tal brevitá di parole è segno di presti fatti. E sempre laudabile e sempre buono il far che si desideri il parlare, perché la lunghezza di quello si converte in noia, e, come Torecchie son sazie, gli amici reston fastiditi ; onde Toppenione di gravitá, che si aveva in altrui, perde il credito. Ma io ringrazio la benignitá de la stella vostra e de la mia: de la vostra, perché vi fece tale; e de la mia, perché de tale fa pregiarmi. Or siavi raccomandata la persona di voi stesso. Riguardatela da la ferocitá dei gran caldi, consolandola ne l’onestá del suo ozio con la musica, ne la cui armonia si diletta e compiacesi l’anima; e, mentre ella se ne empie, i suoi sensi si riposano, vien meno la sollecitudine, si dilegua il pensiero e tutto il corpo torna in