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CCCXCI

A MESSER LIONARDO PARPAGLIONI

Norme di vita. Dilettissimo figliuolo, ecco che io, ne lo intendere come hai posto il piede de la maturitá sul camino de la gioventú, me ne rallegro meco stesso; e beato tu, se movi i passi de la continenza per si precipitoso viaggio ! L’uomo participa de la ragione de l’angelo: perciò trae da le tempre di lei la moderanza de la discrezione, ché certo ella antivede, provede e procede col vantaggio dei suoi interessi in tutti gli affari. Il modesto del suo operare corregge i pensieri, raccoglie il core ed essamina il pericolo; percioché i consigli, che la reggono, sono gli occhi de le cose future e il cerebro dei casi passati. A me pare che i costumi gli sieno figliuoli, poiché chi non è discreto non è costumato. Ed, essendo cosi, ne lo acostarti a la nobilitá sua, schifarai le insidie dei mali e i biasimi de la temeritá. Ficcati nel core de la grazia dei buoni, coi quali conversa assiduamente, confessando i piaceri che ne ricevi ; ché, facendosi ciò, si nobilita la gratitudine. Odia il lascivo de la lussuria, distrugitrice de la vita, perché l’uomo a lato de la donna è sepoltura di sé proprio. Usa, ne le voglie che ti assalgono, i termini de la pacienza, ché ella senza dubbio è pegno dei desidèri. Fa’ che tu sia ragionevole e giusto in ciascuna facenda. Non esseguire con perversitá niuno intento. Fugge l’avarizia, carcere de la virtú. Soccorre la necessitá de l’amico, perché l’umanitá nostra si compiace tutta seco medesima, quando conosce d’averlo beneficato. Volge ognora la mente a le cose grandi, se ben non le puoi avere; e, s’altri te ne riprende, digli: — Io sodisfo a la nobiltá de! mio animo, bramandole. — Registra ogni minimo atto del tempo, se vuoi farti capace ne la dottrina de la esperienza. Quando la caritá del dare vuol che tu pur dia, dá’ ciò che bisogna, come bisogna, quanto bisogna e dove bisogna; ché,