Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/122

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riguardará tosto a quella solicitudine di mente, a quella integritá di fede, a quella destrezza d’ingegno e a quello affetto di core, con cui ventiquattro anni avete e servito c onorato e sodisfatto e adorato la casa sua, il genitor suo, il fato suo e la bontá sua. Onde la paura, la prigione, il disagio e la vergogna, di che sete fuora, cadcrá sopra il dosso dei niniici vostri; talché potrete vendicarvi del torto fattovi d’alcuno, che, mentre gli applaude intorno, non solo augura in lui lo esterminio del buono Alessandro, ma bestetnia l’occasione che non lo introduce a ridurlo a peggio. Si che acquetativi, acquetativi pure; ché, ancora che i beni, che potreste avere, non siano per pareggiare i mali che avete avuti, la vostra è quasi beatitudine, poiché, a onta del favore e de la robba, traete da le mani de la calunnia la vita e l’onore. Onde coloro che vi desideravano infelicitá, nel purgarsi de la contumacia di voi, son restati infelici; non altrimenti che si resteranno quegli che gli han messo in odio me, che sono lo spirito de la memoria del padre di lui.

Di Vinezia, il 3 di novembre 1541.

DCXXXVItl

A MESSER FRANCESCO ALBERGOTT 1 A causa del mare grosso, le salsicce e il cacio inviati in dono dall’AIbergotti non sono peranco giunti, e forse giungeranno guasti. Ma ciò non toglie che egli sia immensamente grato all’amico. Se bene la discortesia del mare, quasi invidiando la gentilezza di voi, non ha peranco consentito ch’io vegga, non pur goda de le robbe, le quali mi mandate secondo il gusto del mio appetito, ve ne rendo però quelle grazie che merita uno animo rivolto a compiacere agli amici con la generositá che gli compiace il vostro. Ma, se io potessi far de le sue acque ciò che talora faccio del nome dei principi, gli insegnerei ad