Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/227

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è arroganza alcuna. Facile e temperato è il vostro reai procedere. Amate la virtú, stimate la lealtá e seguite la veritade. Niente di simulato e nulla di finto appare negli atti vostri. Osservate le promesse, e. se aviene che pure indugiano, la tardanza gli c usura; onde spero che si sarete imitato ne la maniera che séte ammirato. Certo che da voi s’impara ogni eroico effetto e ogni egregio modo. E chi non sa ciò che si sia generositá, liberalitá e umanitá, guardi voi. e saranno instrutto. De la vostra prestante pietá non parlo, perché non è lecito ch’io paghi con poche lodi la caritá usatami nel trar di carcere il buono e sventurato Cavorlino. Non chiede indarno chi a voi chiede, non son vani i preghi che vi si porgono, né può dir di esser povero chi vi conosce. Né si creda che il cielo a una cotal soa fattura non riserbi gradi e onori convenienti a la prudenzia e l’animo che vi amministra. Non nascono senza quale i pari vostri. Si che acquetativi circa lo accidente, ché ben passará via. Intanto comandatemi come potete comandarmi, a venga che io sono per giusta cagione affezzionato dei vostri meriti singulari.

Di Vinezia, il 25 di luglio 1542.

DCCLIII

AL CONTE GIULIO DA MONTEVECCHIO

Gli si professa buon servitore e amico. L’amore, il qual si porta ad altri per causa de la propria fama, è figura di quello che si conferma in altrui, tosto che l’uomo nominalo ci conrisponde con la presenza. Onde ne nasce, in chi si diletta nei gesti de le virtú di tali, un desiderio di compiacergli, simile a la volontá che tengo io di compiacere a voi, che aguagliate talmente l’una cosa con l’altra, che, nonché questa scemi per quella, né quella diminuisca per questa, ma, nel confrontarsi tutte due insieme, par che il cielo e la natura