Pagina:Arienti, Giovanni Sabadino degli – Le porretane, 1914 – BEIC 1736495.djvu/250

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se cognoscea piú alcuno, se obviò in uno altro di suoi compagni, a cui volendo far motto, epso, mostrandose de paura mezo morto, dixe: — Misereatur libi, omnipotens Deus! Io vedo essere vero quello che altre volte ho audito dire: che li morti apareno a le volte. — E, cum queste parole passato via presto, maestro Piero, volendose ben chiarire del stato suo, il chiamò l’aspectasse un poco; e il compagno fugiva gridando e diceva: — Oimè! oimè! oiraè! — Onde maestro Piero, fermandose, dixe tra se medesimo: — Deh ! Idio aiutatime ! Sono cosí orribile e trasformato io, che, parlando e andando, altri abia di me tanta paura ? Che cosa è questa? Dove sono io? Non sono a Gena? Non sono io Piero Velutaio? Si credo per certo. Ma che diavolo è questo che m’è oggi intravenuto? — E, fra lui dicendo questo, vòlse ad alcuni suoi vicini e cognoscenti adimandare se lo cognoscevano e se vivo o morto fosse. Ma pur, parendoli che cum tal demanda se confunderebbe in tutto il suo onore, deliberò tacere, e poi fra sé dicea: — E1 potrebbe essere che a mi parerebbe esser morto per qualche venenosa cosa mangiata, che me va al cervello; però l’è meglio ch’io vada al medico e li mostri el segno mio e trovi qualche buon remedio al mio male. — E cusi, subito andando da maestro AndreaVictorio da Faenza, fisico egregio, giá instructo de la cosa, se accaduto fusse, come prima fu giunto da lui, che era nel studio, se lassò cadere indrieto, e, mostrando avere di lui gran paura, dixe: — O Domine lesu Chrisle, Fili Dei vivi, miserere tneif O spirito maligno, per parte de l’omnipotente Dio, partite de qui! Tu hai preso la forma de maestro Piero Velutaio, che moritte la septimana passata, ne la sua malattia curato da me, la quale processe per mancamento de cervello. — E facendo sembiante volerli gettare un libro nel capo se presto non se partiva, maestro Piero, devenendo fuori di sé in tutto, pauroso e tremebondo se parti dal medico, che seppe ben far l’arte, e andò per trovare la casa sua, ché giá la luce del giorno era passata, non sapendo che se fare, perché invero era quasi impacito, come è da credere, per tanta noia recevuta. E infine, doppo molto cercare, la trovò. Ne la quale senza pichiare (perché la porta fu lassata in posta aperta) entrato, sali