Pagina:Arienti, Giovanni Sabadino degli – Le porretane, 1914 – BEIC 1736495.djvu/356

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questa vita, avendo prima Gabriele suo unico figliuolo de le sue amplissime facultá universale erede instituito. Morto adunque misser Francuzzo, trovandose Gabriello, come io ve ho decto, richissimo, cominciò subitamente cum ogni opera, studio e ingegno ad abrazare el gioco e gli altri vizi da me exposti de sopra, conversando cum tutti quelli, a li quali cognosceva piacere tale effecto, e tenendoli seco in casa e partendo cum loro tutti li fructi de le sue rendite e facultá, né perdonando a spesa alcuna per saziare el suo corrupto appetito. Il che cognoscendo la valorosa e savia moglie, piú volte cum discrete parole e cum affabile dolcezza el represe, confortando volesse lassare tali vizi e mancamenti, ne li quali, olirá la loro commune ruina, perderebbe l’onore del mondo e la pietá de Dio; ma volesse imitare le virtú de li soi progenitori, li quali e ne l’arte militare e in ogni politica e moral virtú furono sempre non solamente de quella citá, ma de tutta la Lombardia prestanti. Queste e molte altre parole, diete piú volte da la donna a Gabriele cum summa affeczione, poterono mai fare tanto che lui se revocasse dal suo pristino proposito ; anzi cum agre parole glie facea intendere che, se piú glie spezasse el capo, glie darebbe una bevanda che se la torebbe denanti, biastemando sancto Antonio e tutto el paradiso. Del che vivendo la savia donna in affliczione e pena assai, ché prevedeva la sua futura miseria e del marito e dei figliuoli, fece che li parenti de Gabriele e di lei piú volte cum dolceza ed aspreza lo represeno, e minaciarono de morte certi scelerati, che stavano sempre cum Gabriele in tale’ opere nefande. Ma, questo niente giovando, fu necessario che Filippo Maria Vesconte, duca de Milano, suo signore, liberalissimo principe de Italia, ad instanzia de quisti parenti scrivesse a Gabriele gravissime lettere e minacciasselo de tórli Belenzona e de farlo morire incarcerato, se non se desse al civile vivere e lassasse le sue cative e flagiziose opere. Ma questo ancora non fu de tánto peso, che lui piú che prima non giocasse, non ungesse la gola e non trastulasse cum le cative femine, perché la natura sua, radicata da fanciullo in tal terra, pullulava in etá virile piú exuberanti fructi. Dove, oggi una pos-