Pagina:Arienti, Giovanni Sabadino degli – Le porretane, 1914 – BEIC 1736495.djvu/403

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e trista fama ha di sé in questo mondo lassata. Dovete adunque sapere, magnifico conte e voi altri prestantissimi gentilomini, che l’anima è de subtilissima natura; il che volendo exprimere li nostri sapienti, l’hanno denominata «spirito», cioè «vento»; e graece /ivepoc (cioè anemos), dove è derivato questo vocabulo «anima», non significa altro che «vento». E questo, solamente a dimostrare la sua agilitá e subtilitá. L’anima è substanzia e non accidente, spirituale e non corporea, apta ad unirse al corpo umano, come sua prima ed essenziale perfeczione, ed ha virtú la quale conserva il corpo, né, quella essendo in lui, se può mai putrefare; augumenta il corpo, accioché pervegna al termine de la naturale mesura; nutrisse ancora quello, accioché augumentato non mora ; genera, accioché produca fructo a sé simile. Tutte queste cose dicono essere offici de l’anima vegetativa, la quale è ancora ne le piante e negli arbori. Ha ancora l’anima virtú de movere il corpo e de movere se istessa, quando è fuora de quello. Ha ancora forza, e quasi come un ochio, de vedere e cognoscere el bene, el male, le cose conveniente ed inconveniente; e questa forza è duplicata ne Tomo: per sentimenti corporei, e per rasone overamente intellecto. L’anima ancora ha un’altra forza, che, cognosciuta la cosa, overamente la desidera overo la fuge; ed è chiamata questa forza «concupiscibile». Ha ancora un’altra forza, cura la quale repelle e discaccia, per quanto può, tutte le cose che glie vetano conseguire quello desidera ; ed è chiamata questa forza «irascibile». E queste tre forze son cusi in la sensitiva, la quale è in li animali bruti, come in la intellectiva, la quale è negli omini. La forza, la quale è detta «intellectiva», è chiamata ancora ne Tomo «memoria»,