Pagina:Arienti, Giovanni Sabadino degli – Le porretane, 1914 – BEIC 1736495.djvu/409

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sia le bene Vostre stata e il possibile, male, Magnificenzie e la nanti fama vogliono ch’io e l’infamia, abrazzi che che io la materia li di chiarisca, sé lassa e il una dubio cioè anima se che el nel mondo, gli dia dolcezza o molestia ne l’altra vita. A che respondendo, dico che, corno questo nostro mondo comparato al cielo è cussi picolo, come li matematici cum certissima rasone hanno compreso ed examinato, che la minima stella fixa che se vede in l’octava spera è molto magiore de tutto lui, cusi li gaudi de questa terrestre vita iudico esser tanto minori de li gaudi de la celeste vita quanto sia el mondo del cielo, E quello, ch’io parlo ora di gaudi, quel medesimo intendo degli incommodi e de li tormenti. E, come uno omo savio e intelligente, quando è po.sto in carcere e in vincoli, molto piú s’attrista e afflige che non fa uno scioco e ignaro, cusi le anime solute di nostri corpi, perché piú de intellecto valeno separate dal corpo che quando erano a quello congiunte, tanto piú acerbe pene sentono e patiscono, perché la magior cognizione del damno aguzza e fortifica molto piú la tristizia e il dolore. E, come dicerno de la pena, cosí intendemo del gaudio, quale molto piú senton le anime nobile e generose, che se inebriano nel liquore de quilli superni beni, che sono ingenti, eterni, firmi, certi, sinceri e senza alcun timore se possedono. E, come una lucerna posta presso una stella è de niuno lume presso la stella, cusi el gaudio de questa vita, comparata a l’altro, è de niuno momento presso a quello de la eterna vita. E, come el morso de una mosca è de nissuna pena presso quello de la vipera, cusi la tristizia è pena de questa vita transitoria, e de niente presso a quella altra. Ma notati, conte mio caro, ch’el gaudio del paradiso è de due qualitá: l’uno, el quale procede da vedere e cognoscere el summo e optimo Dio a fazaa faza, e questo è chiamato «bene» o «premio essenziale»; l’altro che provene da la memoria e reminiscenzia d’alcuno suo bene operato nel mondo, o dal mal pretermisso. La recordazione de questo gaudio non può essere se non iocundissima, e questo gaudio è decto «premio accidentale». El primo premio è al tutto necessario a la beatitudine, ma el secondo non tanto. L’è similmente la pena e il crucciato de* damnati