Pagina:Arienti, Giovanni Sabadino degli – Le porretane, 1914 – BEIC 1736495.djvu/43

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NOVELLA Vili

Salvetto di Sandruzo a lo exstremo in confessione è confortato lassi, per l’anima, la sua casa, ed epsoel nega, non volendo nel tempo del ludicio prendere casa a pisone, se credere dovea la risurezione de la carne.

Nella nostra magnifica e bella citd de Siena, spectabil conte c voi altre generose persone, fu, non è molto tempo, uno nostro citadino, nominato Salvetto di Sandrucio, no.stro convicino in la strata romana, uomo de non troppo ingegno e de beni di fortuna scarso e nudo, come quello che non avea se non una povera casa in cui abitava, el quale essendo assalito de gravissima egritudine, fu de tanta forza, che sentendosc senza speranza de salute propinquarse a lo extremo de sua vita, li fu da’ suoi parenti Lieto venire il prete de la sua parodila de Sancto Martino a confessarlo. El quale, confessandolo, pervene in li articoli de la sancta fede, in li quali tutti era fídele, salvo non credeva la resurezione de la carne, lo examinò se peccato avesse de alcuna eresia. Salvetto li respose francamente che, fuora la resurezione della carne; ogni altra cosa liberamente credeva. A cui il prete dixe: — Salvetto, non stare per Dio in questa incredibilitate, cii’el sarebbe grandissima eresia se non credessi avessemo a resuscitare nel tempo del grande ludicio ad audire la divina sentenzia de la summa lustizia, in premio de le nostre operazione; ché questo peccato sarebbe casone della tua eterna damnazione. Si che figliol mio, credi questa indubitata veritá. — A cui falcetto: — Messer, io ve dirò il vero, l’t un perdere el tempo el dire vostro circa questo, perché io me sono confessato altre volte sojira questo articolo, dove son stato assai represo come fate ora voi, ma non ho mai per niente voluto credere. — A cui dixe il prete: — Non aver, per l’amore de Dio, questa falsa opinione, figliuol mio, eh’ io te prometto che per la caritá