Pagina:Ariosto, Ludovico – Lirica, 1924 – BEIC 1740033.djvu/247

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liriche dubbie 241

questo arrabbiato veltro,
questa fiera nemea, questi duo mostri.
Sol, perché non fuggisti
indietro, irato Sole,
140da’ scelerati e tristi
auspici? Ahi mondo, che sanar pensavi
con medico sí vile i dolor nostri!
Orbo mondo, se falli, il cielo il vole,
che gli è oscurato il Sole. —


145Oscura è Cintia, alza Atteon in alto
le corna, e va trescando la stuprata
figliuola di Sion lá ’ve l’armata,
con cosí chiaro ed onorato salto,
plebe salí sovra l’altre arme in alto.
150Apri la maestá del sacro volto,
Tevere, fuor de’ muscosi antri, ed odi
gridando andar tra le sue rive il Reno:
— Diva Ippolita mia, che non sei meco?
Tu dal mio bel seno
155sei lunge, e tu, Sardanapalo, il godi.
Piangon le rive seco;
e tu te ’l vedi, o Sole,
e tu ’l sostieni, o cieco,
voto d’ogni valor, mondo; sí involto
160t’ha questa Babilonia in sí bei nodi!
Orbo mondo, se falli, il cielo il vole,
che gli è oscurato il Sole. —